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Se da un lato Schietti aveva riconosciuto come in una società in cui le informazioni sono condivise con velocità crescente non ci fosse nulla di più naturale della preoccupazione dell’individuo di garantire che i fatti inerenti alla sua vita personale siano protetti; dall’altro aveva aggiunto che il diritto al segreto non è assoluto, ammettendone la restrizione quando essenziale per l’interesse pubblico. “Esiste una distinzione concettuale tra la violazione della segretezza dei dati archiviati e l’intercettazione del flusso delle comunicazioni – aveva affermato ancora -. L’ordinamento giuridico brasiliano tutela diversamente il contenuto delle comunicazioni intercorse tra privati e le informazioni di connessione e di accesso alle applicazioni Internet, garantendo una protezione anche a questa seconda categoria di dati, seppure in maniera non così ampia”. Insomma, ascoltare una telefonata è cosa diversa dall’analizzarne, ad esempio, i metadati, cioè l’insieme di informazioni che la chiamata produce come ad esempio la posizione e la durata. Ma nel ragionamento del magistrato sono incluse anche le ricerche sul web, che possono fornire indicazioni preziose.
La svolta
Il braccio di ferro tra autorità ha portato il Gaeco, l’unità operativa speciale anticrimine che si occupa del caso, a raffinare le richieste Google, per delimitare l’universo analizzato. In pratica, riporta O Globo, gli inquirenti avrebbero disegnato due perimetri ben definiti vicino all’area del delitto entro cui cercare i dati, e chiesto di incrociare le informazioni geografiche ottenute tramite triangolazione delle antenne con quelle di chi aveva cercato il nome di Marielle Franco, anche in combinazione con altre parole. Le informazioni ottenute, è il ragionamento, potrebbero irrobustire il quadro accusatorio a carico dei presunti assassini e permettere di risalire ai mandanti.
Non sono mancate le voci critiche, che sottolineano come queste “battute di pesca” – come viene definita una tecnica investigativa che non muove dal presupposto certo di trovare qualcosa – ledano pesantemente i diritti individuali. Per l’avvocata specializzato nelle implicazioni tra legge e tecnologia Blanca Albuquerque, “vale la pena di ricordare che l’Unione europea dopo gli attentati terroristici del 2005 ha emesso la direttiva sulla conservazione dei dati 2006/24, che prevedeva la conservazione dei dati personali delle persone fisiche per sei mesi. Tuttavia, questa direttiva è stata invalidata dalla corte di giustizia, creando un precedente secondo cui la privacy degli individui deve prevalere sulla sorveglianza indiscriminata da parte dello Stato”. Sempre secondo l’avvocata, il Brasile sta seguendo la strada opposta rispetto all’Europa: “La necessità di risolvere gli omicidi di Marielle Franco e Anderson Gomes è innegabile. Occorre però costruire la protezione dei dati anche in ambito penale, senza creare precedenti che possano rendere più flessibili le garanzie costituzionali come la privacy dei cittadini”.
La sorella di Marielle Franco nel governo di Lula
Come evidenziato in questi giorni dalla cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro (la cui cartella clinica è diventata di pubblico dominio dopo l’arresto), mantenere saldi i confini del diritto nel caso di eventi di grande impatto emotivo non è facile. Mentre le possibilità offerte dalla tecnologia che corrono, la riflessione filosofica, etica e deontologica è ancora agli albori.
Intanto, il neotitolare del dicastero alla Giustizia di Brasilia Flavio Dino ha ribadito che farà il possibile per scoprire i mandanti dell’omicidio di Marielle Franco. Non solo: la scorsa settimana Lula ha nominato Anielle Franco, sorella di Marielle, ministra dell’Uguaglianza razziale. Una scelta identitaria: l’attivista carioca è diventata una martire per la sinistra mondiale grazie alle campagne di ong come Amnesty international e al sostegno di celebrità come Danny Glover, Pamela Anderson, Viggo Mortensen, Chimamanda Ngozi Adiche, Naomi Klein, Noam Chomsky e Slavoj Zizek. Dopo gli anni dell’isolamento di Bolsonaro, il Brasile sta cercando di riguadagnare un posto nella comunità internazionale con una ricetta a base di cooperazione, diritti e ambientalismo. Un cammino di pacificazione complesso, ma obbligato per un paese dilaniato dalle disuguaglianze e dalla polarizzazione politica.