martedì, Settembre 26, 2023

Allerta tsunami: come funziona in Italia

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Il 6 febbraio la regione tra Turchia e Siria è stata colpita da una scossa di terremoto di magnitudo 7.9 – una violenza tale da far scattare l’allerta tsunami per le coste italiane. Sulla base dei dati elaborati dal Centro Allerta Tsunami (Cat) dell’Istituto italiano di geofisica e vulcanologia (Ingv) e dall’Ispra, il Dipartimento della Protezione Civile ha diramato un’allerta per possibili onde di maremoto. Ecco come funziona il Sistema nazionale di allertamento per i maremoti di origine sismica (SiAM).

(Alle 7:15 del 6 febbraio l’allerta tsunami per le coste italiane è stata revocata)

Cos’è uno tsunami

Soprattutto dal 2004, anno del terremoto e maremoto dell’Oceano Indiano, usiamo di più la parola giapponese  tsunami che significa appunto maremoto, cioè, come spiegato sul sito del Dipartimento della protezione civile, “una serie di onde marine prodotte dal rapido spostamento di una grande massa d’acqua”, con altezze quasi impercettibili in mare aperto ma che, avvicinandosi alle coste, diminuiscono in velocità per aumentare velocemente in altezza (anche decine di metri). Le cause principali sono forti terremoti con epicentro in mare o vicino alla costa, oppure frane sottomarine e costiere e attività vulcanica. Rari, invece, sono quelli prodotti dalla caduta in mare di meteoriti.

I sistemi di allerta in Italia

In Italia dal 2017 esiste il Sistema nazionale di allertamento per i maremoti di origine sismica (SiAM). Coordinato dal Dipartimento della protezione civile, ne fanno parte anche il Centro allerta Tsunami (Cat) dell’Istituto italiano di geofisica e vulcanologia (Ingv) e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).

Il Cat-Ingv analizza in tempo reale i dati delle reti di monitoraggio così da rilevare i terremoti in mare o vicini alla costa e riceve dall’Ispra i dati di livello marino rilevati dalla rete mareografica. Qualora gli esperti ritengano che esista la possibilità che si verifichi un maremoto, viene inviata al Dipartimento della protezione civile nazionale una comunicazione di “valutazione in corso”, a cui nel più breve tempo possibile può seguire il messaggio di allerta vero e proprio. Secondo la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 febbraio 2017, è la Protezione civile ad avere il compito di diramare l’allerta su tutto il territorio, raggiungendo velocemente gli enti locali direttamente interessati e attivando la catena di comunicazioni (mail, sms) che arriva fino alle amministrazioni comunali per eventualmente mobilitare i corpi operativi.

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