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Meta ha tagliato i ponti con un subappaltatore che forniva alla società i moderatori dei contenuti per i suoi mercati africani, a poche settimane dall’udienza in un tribunale del Kenya dove il gigante tecnologico dovrà rispondere delle accuse di traffico di esseri umani e attività antisindacali. Meta ha terminato il contratto che aveva stretto con la società di outsourcing Sama, che l’anno scorso, secondo l’ex dipendente Daniel Motaung, aveva imposto “condizioni di lavoro irragionevoli” ai lavoratori, tra cui retribuzioni irregolari, sostegno inadeguato alla salute mentale e violazioni della privacy. Peccato solo che l’azienda che si appresta a rilevare l’incarico per conto di Meta sembri avere condizioni di lavoro essere altrettanto dannose, se non addirittura peggiori.
Nonostante Meta non abbia ancora confermato quale sarà la società chiamata a gestire il nuovo contratto, lo scorso 10 gennaio il Financial Times ha riportato che probabilmente si tratterà di Majorel, una società di outsourcing con sede in Lussemburgo che ha sedi in tutto il mondo e ha già contratti di moderazione dei contenuti con Meta in Marocco. “Il lavoro è traumatizzante e ci pagano noccioline“, ha dichiarato a Wired US un dipendente di Majorel a Nairobi, che lavora come moderatore di contenuti per TikTok. La fonte ha raccontato delle molte ore passate a guardare contenuti espliciti che ritraggono decapitazioni, mutilazioni e suicidi per uno stipendio mensile di meno di 35mila scellini kenioti, pari a circa 260 euro. “Non riusciamo nemmeno permetterci una vita normale”, spiega.
La descrizione delle condizioni di lavoro presso Majorel fatta dal dipendente è stata confermata da altri colleghi che lavorano nell’azienda e da messaggi invitati a gruppi privati sui social media, visionati da Wired US. I moderatori di TikTok e Meta che hanno lavorato per Majorel riferiscono di dover guardare centinaia di immagini potenzialmente traumatizzanti ogni giorno, con scarso sostegno psicologico da parte dell’azienda. I moderatori di TikTok a Nairobi affermano che l’azienda prevede dei bonus basati sui risultati, che però sono molto difficili da ottenere, mentre le persone che si sono lamentate delle condizioni di lavoro si sono sentite negare le promozioni e hanno ricevuto valutazioni negative. I dipendenti si sono anche lamentati di non aver ricevuto i cedolini mensili relativi alla retribuzione, venendo invece indirizzati a un portale online aggiornato l’ultima volta a ottobre. Né Meta né Majorel hanno risposto alle richieste di commento.
I dipendenti di Majorel, che hanno accettato di raccontate le condizioni di lavoro all’interno dell’azienda a patto di mantenere l’anonimato per evitare ritorsioni, hanno dichiarato a Wired US che i dirigenti di Meta hanno visitato l’ufficio di Nairobi a metà gennaio; al personale è stato comunicato che l’azienda avrebbe rilevato un contratto con Meta. Gli annunci di lavoro su Fuzu.com, una piattaforma di annunci di lavoro in Africa, mostrano che Majorel sta attualmente assumendo moderatori di contenuti che parlino diverse lingue africane, come kirundi, tigrino, oromo, luganda, kinyarwanda, tswana, afrikaans, zulu, amarico e somalo. Nel recente passato, Sama ha fornito a Meta i servizi di moderazione nella maggior parte di queste lingue.