mercoledì, Marzo 22, 2023

Cina, rispolverato un vecchio progetto open-source per i microchip

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In Cina i microchip continuano a essere uno degli argomenti più caldi del dibattito sullo sviluppo tecnologico in corso nel paese. L’interesse per l’argomento è più che motivato, dato il confronto in corso con gli Stati Uniti su questa tecnologia e la dipendenza cinese dall’import. Nello scenario attuale infatti nessuno può ancora dire con certezza quale sarà la strada che il governo e le aziende cinesi intraprenderanno per recuperare il distacco rispetto alle società high-tech occidentali, ma la curiosità di scoprirlo è tanta.

A testimonianza di questo interesse, la conferenza ospitata a Shanghai qualche giorno fa da Alibaba sugli sviluppi delle tecnologie open-source per i microchip è stata la più grande mai organizzata in Cina, a detta degli organizzatori. Certo, la fonte non è affatto imparziale, ma a giudicare da come si è mosso il settore negli ultimi anni c’è motivo di credere che l’interesse sia reale.

Dalla carenza all’eccesso, nell’arco di pochi mesi. Le principali società producono troppi semiconduttori e non riescono a venderli tutti. Ma capiamoci: il mercato è molto articolato e le due cose possono essere vere allo stesso tempo

Una tecnologia open-source

La conferenza organizzata da T-Head, l’unità di Alibaba che si occupa di microchip, si è focalizzata infatti sulla tecnologia open-source nota come Risc-V. In sostanza Risc-V è un’instruction set architecture (Isa), un modello astratto di istruzioni che permette il funzionamento dei microprocessori di un computer e di altri dispositivi digitali. Come detto da David Patterson, che per primo negli anni ’80 sviluppò i principi su cui si fonda Risc-V, l’Isa è una sorta di vocabolario che permette a hardware e software di comunicare tra loro.

A partire dal 2010 la tecnologia Risc-V è stata sviluppata in ambito accademico, all’Università della California di Berkeley, venendo poi diffusa nel 2015 come un’architettura libera, aperta e accessibile a tutti senza bisogno di licenze. Per diverso tempo Risc-V è stata considerata una cosa per amatori, senza una vera applicazione commerciale, dato che il mondo delle Isa era già dominato da Arm e Intel. Le due società si spartiscono infatti il mercato globale delle licenze per le architetture, con Intel che domina le Isa dei microchip usati per i computer e Arm che si prende invece gran parte del mercato di quelle per gli smartphone. 

Ciò che soprattutto mancava a Risc-V nei primi anni era un ecosistema digitale che ne guidasse la crescita. In altre parole, hardware e software che facessero affidamento su questa architettura per spronarne lo sviluppo. Lo scoppio della competizione tecnologica tra Cina e Stati Uniti ha però completamente rovesciato le logiche del settore, aprendo così nuove opportunità nel campo dei microchip.

L’interesse cinese per Risc-V

Già nel luglio 2018, assieme a un pacchetto di incentivi che dovevano sostenere l’espansione dell’industria dei microchip, la città di Shanghai aveva adottato alcune misure per favorire lo sviluppo di proprietà intellettuali e processori basati sulla tecnologia Risc-V. Ma è soprattutto negli anni successivi che il settore tecnologico cinese si è cominciato a interessare seriamente a questa architettura open-source, anche a causa delle preoccupazioni suscitati dalle restrizioni imposte a Huawei durante l’amministrazione dell’ex presidente statunitense Donald Trump. 

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