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Atlantia indossa una nuova veste: la holding della famiglia Benetton, dopo il disastro del Ponte Morandi, la conseguente vendita allo Stato di Autostrade per l’Italia e l’uscita dalla Borsa, cambia nome in Mundys. Non si tratta però di un “vestito nuovo su un corpo vecchio”, precisa il vicepresidente Alessandro Benetton, ma di un progetto in cantiere da oltre un anno con un obiettivo ambizioso: diventare il primo gruppo mondiale del settore infrastrutturale. Già oggi Mundys è presente in 24 paesi con società operative negli aeroporti, come Aeroporti di Roma; nelle autostrade, come la spagnola Abertis; e nei servizi per la mobilità, come Telepass. Il nome è stato annunciato a Milano, un’occasione per riunire sullo stesso palco i sei amministratori delegati del gruppo.
I taxi volanti
L’innovazione è stata al centro del dibattito fra gli ad. E tra autostrade senza caselli e sistemi di intelligenza artificiale per gestire il traffico, non è mancata l’opportunità di ragionare di taxi volanti. Volocopter, il velivolo elettrico che promette di trasportare in venti minuti i passeggeri da Fiumicino al centro di Roma, sarà pronto per il Giubileo del 2025. O addirittura per la fine del 2024 se una serie di condizioni si realizzeranno. La prima è la costruzione dei vertiporti, ossia gli aeroporti degli aerotaxi. “Al momento abbiamo un vertiporto pilota già attivo, ma ne serviranno altri – commenta a Wired Marco Troncone, amministratore delegato di Aeroporti di Roma che controlla lo scalo di Fiumicino –. Volocopter dovrà poi ottenere una certificazione da parte dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea. E infine stiamo definendo lo spazio aereo in cui potrà muoversi, che non sarà lo stesso di elicotteri e aerei. Con questi tre tasselli il servizio potrà partire”.
Questa rivoluzione della mobilità – frutto di un accordo tra Aeroporti di Roma, Atlantia (oggi Mundys) e la società tedesca Volocopter che produce i velivoli – ha preso forma lo scorso ottobre, quando un taxi volante è decollato da Fiumicino per un giro inaugurale di cinque minuti con a bordo il pilota, un passeggero e una valigia. La produzione è appena cominciata: il velivolo, a impatto zero, è quattro volte più silenzioso di un elicottero ed è in grado di sollevare fino a 200 chilogrammi di carico. Si partirà con pochi mezzi biposto e via via il numero di passeggeri che potranno salire a bordo aumenterà. E parallelamente diminuiranno anche i costi: “Puntiamo a rendere il servizio accessibile a chiunque nel giro di pochi anni” assicura Troncone. In prima battuta, tuttavia, raggiungere il Colosseo in volo facendosi beffe del traffico (oggi il viaggio in auto Fiumicino-Roma dura quasi un’ora) sarà un privilegio per pochi.
Anche l’assetto degli aeroporti cambierà, spiega Troncone: “Dobbiamo immaginare i vertiporti direttamente collegati agli aeroporti, per esempio sul tetto dei nostri parcheggi multipiano. Basterà raggiungere l’ultimo piano per salire a bordo”. Una corsa alla conquista dei cieli urbani che l’Italia disputerà con la Francia: anche Parigi si prepara al lancio degli aerotaxi nel 2024, quando ospiterà i prossimi giochi olimpici.
Il riconoscimento facciale
L’altro servizio destinato a crescere negli aeroporti è il riconoscimento facciale, che permette di sveltire le pratiche per il check-in: si tratta di totem in grado di rilevare le caratteristiche biometriche dei passeggeri e associarle al documento di identità e al titolo di viaggio. Le informazioni biometriche vengono poi eliminate una volta che il passeggero si è imbarcato, schivando (almeno in teoria) eventuali incognite sulla tutela dei dati personali. Dopo un periodo di sperimentazione, il progetto è stato lanciato nel 2021 all’aeroporto di Fiumicino in collaborazione con Delta Airlines, lungo la tratta Roma-Stati Uniti e ritorno. “Presto diventerà un servizio molto più diffuso, probabilmente attiveremo una partnership con Ita Airways – afferma Troncone – e un domani non troppo lontano potremo anche associare ai dati biometrici un titolo di pagamento”. In sostanza, si potrà acquistare un biglietto aereo semplicemente guardando nelle telecamere, sul modello del mobile payment presente sugli smartphone.