giovedì, Aprile 18, 2024

Giappone in ritardo clamoroso sul digitale

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Lo scorso ottobre il governo ha quindi deciso di prendere un’altra via, annunciando di voler dismettere il vecchio sistema di identificazione sanitaria. Ad assorbirne le funzioni dovrebbe essere proprio la tessera My Number, che però sconta ancora una diffusione molto limitata: lo scorso settembre solo il 49% dei degli aventi diritto era in possesso della propria tessera, mentre appena il 20% la aveva abilitata anche come mezzo per l’identificazione all’interno del sistema sanitario nazionale. 

Numeri così bassi si spiegano col fatto che il rilascio di My Number non è obbligatorio ma rimane a discrezione di residenti e cittadini (spesso scoraggiati da un iter burocratico lungo e macchinoso), una situazione che potenzialmente potrebbe avere anche conseguenze gravi. Il rischio infatti è che quando la vecchia tessera sanitaria non sarà più utilizzabile a fine 2024, una parte consistente della popolazione avrà difficoltà ad accedere ai servizi sanitari. La stessa cosa dovrebbe avvenire per le vecchie patenti di guida, che saranno dismesse nel 2025.

Un problema di diffidenza

L’inerzia del governo, incapace di spingere la popolazione a registrarsi, non è però la sola causa di questo stallo poiché la diffidenza della popolazione gioca un ruolo altrettanto importante. Lo scorso ottobre, appena dopo l’annuncio che My Number avrebbe sostituito le vecchie tessere sanitarie, in pochi giorni oltre 100 mila persone hanno firmato una petizione per richiedere il mantenimento dell’attuale sistema.

All’origine di questa ostilità verso l’identificazione digitale c’è il timore da parte di molti cittadini che questo sistema metta a rischio la propria privacy, permettendo l’accesso a informazioni personali riservate da parte di organi amministrativi che non ne avrebbero il diritto. Per certi versi questa ostilità è radicata nella cultura politica del Giappone post-bellico, molto attenta ai limiti imposti alle autorità governative quando si tratta di diritti individuali, ma per altri è invece il frutto dei decenni di scandali sulla mala gestione e la fuga di dati

A inizio marzo la Corte suprema ha emesso una sentenza che prova a dissipare questi timori, riconoscendo la costituzionalità di My Number e affermando che il sistema di identificazione digitale viene usato solo per scopi legittimi che non violano il diritto alla privacy dei cittadini. Ma

Il deficit tecnologico

Questo ritardo nella digitalizzazione non è esente da conseguenze sul piano tecnologico ed economico. Senza un’adeguata domanda di servizi nella sfera digitale, l’industria giapponese non ha avuto quello stimolo a sviluppare e innovare un settore che invece è un segmento importante della frontiera tecnologica.

Il risultato è che oggi le industrie del Giappone fanno spesso affidamento sui servizi online sviluppati altrove, gravando così sulla bilancia dei pagamenti di Tokyo. Secondo i dati pubblicati dal Ministero delle finanze, l’anno scorso il paese ha registrato un deficit nel commercio dei servizi digitali di circa 35,9 miliardi di dollari. Lo squilibrio è stato esacerbato ulteriormente dalla pandemia, visto che rispetto al deficit di cinque anni fa quello registrato nel 2022 è più alto del 90%.

A questo fenomeno si lega poi la comparsa del primo deficit nel settore dell’elettronica, che probabilmente rappresenta una tendenza ancora più preoccupante per l’economia giapponese che sull’export di questi prodotti ha costruito la sua fortuna. Anche se l’aumento dell’import di elettronica è un fenomeno con molteplici cause che non sono imputabili al solo ritardo digitale, il legame tra le due cose rimane comunque forte. Senza lo sviluppo di un ecosistema digitale interno, il Giappone farà fatica a far ripartire la propria industria dell’hardware elettronico capace di sostenere quell’ecosistema.

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