martedì, Maggio 30, 2023

Sciame, perché dovete assolutamente vedere la serie tv su Prime Video

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Essendo un’opera di Glover, la serie è tanto uno studio sui personaggi quanto una valutazione di un luogo. Atlanta era tutta inerzia. Con l’eccezione della terza stagione – la più ambiziosa o la peggiore, a seconda dei giudizi – la serie non ha mai lasciato i confini della città da cui prende il nome, i suoi tesori nascosti e le sue botole. Sciame però fa l’opposto. Si sposta dal Texas alla California al Tennessee, andata e ritorno. Ha una destinazione da raggiungere (e ciononostante, per uno show che copre così tanto territorio, tematicamente è parecchio claustrofobica). L’apice della serie sono le sue svolte brusche: proprio quando pensate che sia sul punto di virare a destra, Sciame mette la retromarcia e passa sopra un mucchio di cadaveri.

A un certo punto, la devozione di Dre diventa mortale. Quando la incontriamo per la prima volta, sulla protagonista aleggia un’aura di tragedia. Si porta dietro un carico di dolore, quel tipo di sofferenza che spinge a fare del male al prossimo. Dre così si imbarca in un viaggio attraverso la sua contea, uccidendo chiunque parli male di Ni’jah. La morte è “bella“, spiega, perché “è imparziale, capita a tutti“. Secondo Nabers, già autrice di Atlanta, l’architettura cerebrale della serie trae origine da thriller di nicchia come La pianista (2001) e Elephant (2003), dove il connubio tra perdita, rabbia, amore e ossessione è inquadrato con un’intimità affilata.

L’aspetto più convincente della serie è Fishback. La sua fisicità è magistrale, una qualità che non vi stupirà se avete visto Judas and the Black Messiah (2021) o Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey su Apple TV+. In Sciame Fishback dà la sensazione di essere in uno stato di trance. Il battito maniacale dei piedi, i respiri urlati, lo suo sguardo fisso da sirena, il modo in cui i suoi occhi rimbalzano da un lato all’altro dello schermo dell’iPhone un attimo prima e invitano all’empatia il secondo dopo. In ogni suo gesto c’è intensità e stupore al tempo stesso. Tutto questo è particolarmente efficace in una serie che non si aggrappa troppo a lungo ai suoi personaggi (nonostante l’impressionante serie di camei, su tutti, quello di Billie Eilish): il fascino di Fishback è più che sufficiente.

Nonostante tutti i suoi punti di forza e debolezza, decodificare questo psico-thriller come una storia che parla esclusivamente dei fandom significa non riuscire a vedere quello che le riesce meglio: dare alle donne nere la possibilità di esistere e presentarsi come meglio credono. “Le storie sulle donneci ricorda Laurie Penny –, proprio come le vite delle donne, sono state a lungo considerate una cosa meno seria“. Vi invito a non commettere lo stesso errore, anche nel caso in cui Sciame dovesse rivelarsi una serie che non fa per voi. Dre è il Dexter della generazione Z, una versione più social di Joe in You: è il caso di accogliere il personaggio nel canone.

Sciame parla in egual misura della tossicità dei fandom e dei meccanismi che ci spingono sull’orlo del baratro. Ma in ultima analisi la serie verrà misurata sulla base della reazione che susciterà nei membri del BeyHive. Si sentiranno attaccati e si prepareranno alla vendetta? O riconosceranno l’autenticità riflessa in alcune parti dello show? Lo scopriremo presto.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.

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