lunedì, Dicembre 4, 2023

TikTok organizza uno sciopero degli influencer contro il governo degli Stati Uniti

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La nuova fase della guerra tra Stati Uniti e TikTok passa attraverso lo sciopero generale dei creator della piattaforma. ByteDance, l’azienda cinese che controlla il social network, porterà di tasca propria centinaia di influencer a Washington, dove si svolgeranno tre giorni di proteste contro la minaccia della Casa Bianca di vietare l’uso dell’applicazione in tutto il paese.

La notizia, riportata inizialmente dalla rivista statunitense The Information, arriva dopo l’ultimatum lanciato dall’amministrazione del presidente Joe Biden ai proprietari cinesi di TikTok: vendere le azioni a un nuovo proprietario o affrontare un divieto generale in tutto il paese. Una minaccia che ha pesantemente spostato sul piano politico la guerra tecnologica in corso tra Cina e Occidente.

Dopo i divieti imposti dal governo federale degli Stati Uniti e da altri 32 governi statali, anche Commissione europea, Taiwan, Canada, Belgio, Regno Unito e Nuova Zelanda hanno vietato a tutti i loro funzionari di usare TikTok. Mentre in Danimarca e in Lettonia, l’applicazione è stata vietata rispettivamente sui dispositivi del ministero della Difesa e di quello degli Esteri.

Alla base di questi divieti, i governi hanno posto la necessità di tutelare le proprie istituzioni dai rischi per la privacy e la sicurezza posti dall’applicazione, dopo lo scandalo che ha portato a galla come i suoi dipendenti abbiano accesso ai dati personali degli utenti di tutto il mondo e possano usarli per tracciare le persone.

Tuttavia, più che la privacy in sé, ciò che preoccupa i governi occidentali è il timore che TikTok venga usata dal governo di Pechino per promuovere i suoi interessi politici, diffondere propaganda e indirizzare l’opinione pubblica. Infatti, l’applicazione cinese non usa un modello di business diverso da altri social, come Facebook, offrendo contenuti di intrattenimento in cambio di dati personali. 

In questo modo lo scontro ha assunto tinte sempre più politicizzate, venendo combattuto con la censura, da parte dei governi occidentali, e da un esercito di lobbisti da parte ByteDance. Così, anche lo sciopero annunciato dall’azienda non è altro che un’ultima strategia di lobbying per scongiurare il divieto minacciato da Washington ed evitare di dover vendere la compagnia.

“I legislatori di Washington che discutono di TikTok dovrebbero ascoltare dal vivo le voci di quelle persone che sarebbero direttamente influenzate dalle loro decisioni ha dichiarato su The Information Jamal Brown, portavoce negli Stati Uniti di TikTok “non vediamo l’ora di dare il benvenuto ai nostri creator nella capitale”. L’azienda ha infatti già invitato centinaia di influencer a Washington, a proprie spese, dove terrà tre giorni di proteste e conferenze, ma ancora non è chiaro chi parteciperà all’iniziativa.

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