martedì, Ottobre 3, 2023

TikTok, per il social siamo tutti vecchi

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Perché le giovani tiktoker hanno così paura di invecchiare? Secondo Julia Twigg, ricercatrice che si occupa di studi sull’età e docente di sociologia presso l’Università del Kent, le persone non dovrebbero far sembrare naturale, e quindi inevitabile, l’ageismo. Anche se la maggior parte delle culture valorizza la giovinezza, secondo Twigg dovremmo analizzare i fenomeni che oggi rafforzano l’ageismo.

“Rispetto all’invecchiamento, i social media hanno gli stessi problemi della carta stampata, con la differenza che la rete può essere molto più dura e apertamente ostile, evidenzia Twigg, aggiungendo che internet “permette a opinioni più aspre di emergere nella sfera pubblica rispetto al filtro applicato da una rivista o da una lente editoriale”.

Logiche commerciali e retorica dannosa

Ashton Applewhite, autrice del libro This Chair Rocks: A Manifesto Against Ageism, aggiunge che l’ageismo non si può scindere dall’odierno capitalismo: “La soddisfazione non fa guadagnare – dice Applewhite –. Quando i naturali passaggi biologici vengono visti come patologie o problemi, la gente ci guadagna”.

Anche se esistono da secoli, grazie a TikTok oggi le creme anti-invecchiamento possono essere vendute e acquistate costantemente. Tramite il TikTok Shop – l’ecommerce della piattaforma presente negli Stati Uniti ma non in Europa – gli utenti possono acquistare sieri anti-invecchiamento, correttori, acidi, creme, gel per gli occhi e “maschere per la terapia della luce” senza nemmeno lasciare l’app. Gli influencer sono incentivati a promuovere questi prodotti perché ottengono una commissione sulle vendite. “Un ventenne conosce il marketing anti-invecchiamento e sa che non morirà per una ruga – dice Laurier –, ma un dodicenne, interiorizzerà il messaggio e lo rilancerà”.

Una possibile soluzione al problema è una maggiore esposizione al fenomeno dell’invecchiamento: “Ci sono studi che dimostrano che più si conosce l’invecchiamento, meno lo si teme”, spiega Applewhite, aggiungendo che dobbiamo anche smantellare “la falsa idea che abbiamo più cose in comune con i nostri coetanei”.

Secondo Laurier i suoi coetanei dovrebbero anche riflettere di più sul modo in cui parlano sull’app: “Penso che le persone dai trent’anni in su debbano smetterla di scherzare sul fatto di essere ‘vecchie’ – dice –. La gente fa un sacco di battute del tipo: ‘Non riesco più a muovermi’, ‘Le mie ginocchia si stanno sfaldando’ . So che hanno buone intenzioni e sono ironiche, ma credo che queste battute possano avere un impatto sul modo in cui le persone ti vedono”.

Laurier ha un ultimo suggerimento, relativamente semplice: “Penso che le persone più anziane dovrebbero iniziare a mostrare di più la loro vita online. Dovrebbero mostrare a questi ragazzi che la vita non finisce a vent’anni“.

Questo contenuto è apparso originariamente su Wired UK.

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