venerdì, Settembre 29, 2023

Donald Trump, cosa ci insegnano i deepfake sul suo arresto

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Guardando le immagini nel thread di Higgins, il volto di Trump appare abbastanza convincente in molti dei post, così come le sue mani. A volte però le proporzioni del corpo possono sembrare un po’ strane e capita che un’immagine dell’ex presidente si fonda con quella di un agente di polizia.

Avete bisogno di un altro indizio? Fate caso a strane scritte sui muri, sui vestiti o su altri oggetti visibili. Per Higgins la presenza di testi con una forma bizzarra è un’indicazione utile per discernere le immagini false dalle foto reali. Nelle immagini Ai che ritraggono l’arresto di Donald Trump, per esempio, la polizia indossa distintivi, cappelli e altri documenti che a prima vista sembrano riportare delle scritte. A un esame più attento però le parole sono prive di senso.

Un altro modo per determinare se un’immagine è stata generata dall’intelligenza artificiale sono le espressioni facciali sopra le righe: “Ho notato che se gli viene chieste di riprodurre delle espressioni, Midjourney tende a renderle in modo esagerato. Per esempio, pieghe della pelle dovute a un sorriso molto pronunciate“, racconta Higgins. L’espressione sofferta sul volto di Melania Trump ricorda più una ricostruzione dell’Urlo di Munch o un fotogramma di un film horror di A24 che un’istantanea scattata da un fotografo umano.

È bene tenere presente che nei deepfake i leader mondiali, le celebrità, gli influencer e chiunque abbia una grande quantità di foto che circolano online possono risultare più convincenti rispetto a chi ha una presenza meno visibile su internet. “È chiaro che più una persona è famosa, più sono le sue immagini con cui l’Ai è stata addestrata – dice Higgins –. Quindi le persone molto famose sono rese estremamente bene, mentre quelle meno famose di solito risultano un po’ sghembe”. Se non volete rischiare che un algoritmo ricrei il vostro volto, forse potrebbe essere il caso di pensarci due volte prima di postare una serie di selfie dopo una serata con gli amici (anche se è probabile che i generatori Ai abbiano già raccolto dal web i dati relativi alle vostre immagini).

Ma qual è la politica di Twitter in merito alle immagini generate dall’intelligenza artificiale? Attualmente le norme della piattaforma dichiarano che “non è consentito condividere contenuti multimediali artificiosi, manipolati o decontestualizzati che possano ingannare o confondere le persone e causare danni (‘contenuti multimediali fuorvianti’)“. Allo stesso tempo, Twitter prevede diverse eccezioni per i meme, i commenti e i post creati senza la finalità di trarre in inganno gli utenti.

Solo pochi anni fa, era quasi impensabile che presto un persona normale sarebbe stata in grado di fabbricare deepfake fotorealistici di leader mondiali direttamente da casa. Dal momento che è sempre più difficile distinguere le immagini Ai da quelle reali, le piattaforme di social media potrebbero dover rivalutare il loro approccio ai contenuti sintetici e trovare il modo di guidare gli utenti attraverso il complesso e spesso inquietante mondo dell’Ai generativa.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.

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