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Su questa base, i ricercatori dell’Act hanno osservato la radiazione cosmica di fondo a microonde (quel segnale luminoso generato dal Big Bang che ci fornisce un’immagine dell’Universo primordiale) e monitorato le sue distorsioni nel suo viaggio di quasi 14 miliardi di anni per risalire alla posizione delle lenti gravitazionali e ricostruirle.
Una nuova mappa
Quello che hanno ottenuto è una mappa (la più dettagliata finora) della distribuzione della materia oscura in un quarto del cielo. Si vedono le regioni a maggiore densità di massa (arancioni) e quelle a minore densità (viola), mentre le aree bianche corrispondono a zone che sono risultate inaccessibili per via della contaminazione di polveri della Via Lattea.
Una conferma della relatività generale
La nuova mappa della materia oscura è diversa da quelle prodotte finora, i cui risultati avevano messo un po’ in crisi il modello cosmologico della relatività generale di Einstein, facendo pensare che servisse una “nuova fisica”. I dati dell’Act, invece, mostrano una struttura della materia nell’Universo “grumosa” al punto giusto, compatibile con le previsioni fatte sulla base della teoria di Einstein. E se da un lato si tratta di risultati confortanti, dall’altro – hanno commentato gli esperti – sarà interessante capire il perché esiste una discrepanza tra diversi metodi di misurazione.