giovedì, Dicembre 7, 2023

Le preoccupazioni sull'adozione di ChatGpt nel sistema sanitario Usa

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Dopo aver guadagnato oltre 100 milioni di utenti in soli cinque mesi, ora il chatbot di OpenAI sarà integrato anche nell’assistenza sanitaria statunitense, grazie a un accordo tra Microsoft e Epic Systems, una delle più grandi società americane di software per la sanità. Una partnership che “è incentrata sulla fornitura di una gamma completa di soluzioni generative basate sull’intelligenza artificiale integrate per aumentare la produttività e l’assistenza ai pazienti”. Questo significa che Epic integrerà Gpt-4, l’ultima versione del modello di OpenAI, nella sua cartella clinica elettronica. Ma quali saranno davvero le “mansioni” affidate all’intelligenza artificiale?

Anzitutto, Gpt-4 permetterà a medici e operatori sanitari di redigere automaticamente le risposte ai messaggi dei pazienti, cercando così di alleggerirne gli incarichi. “L’integrazione dell’AI generativa in alcuni dei nostri flussi di lavoro quotidiani aumenterà la produttività per molti dei nostri fornitori, consentendo loro di concentrarsi sui compiti clinici che richiedono veramente la loro attenzione”, ha dichiarato a tal proposito Chero Goswami, chief information officer di UW Health in Wisconsin. Poi, come riferito dalla stessa Epic, l’integrazione dell’AI renderà “più facile per le organizzazioni sanitarie identificare i miglioramenti operativi, come la riduzione dei costi” o il supporto alle attività di ricerca attraverso l’identificazione di tendenze specifiche nelle cartelle cliniche. L’obiettivo di questa integrazione, quindi, non è altro che l’ottimizzazione dei flussi di lavoro all’interno del settore sanitario, così che ne possano beneficiare pazienti e medici.

Chiaramente, l’accordo tra Microsoft e Epic ha creato non poca confusione. Durante un keynote che si è tenuto alla conferenza HIMSS di Chicago, gli esperti del settore si sono trovati d’accordo sul fatto che ChatGpt abbia bisogno di una regolamentazione ben precisa al momento in cui verrà adottato nelle strutture sanitarie. Peter Lee, vicepresidente aziendale di Microsoft per la ricerca, ha esortato i leader del settore a prendere dimestichezza con il modello di OpenAi al fine di comprendere “se questa tecnologia è appropriata per l’uso e, se lo è, in quali circostanze”. Reid Blackman, CEO di una società che fornisce servizi di consulenza relativi all’intelligenza artificiale, ha chiaramente sottolineato che un rischio enorme è rappresentato dal fatto che le persone pensano che un modello AI sia in grado di esporre il ragionamento che c’è dietro alle sue dichiarazioni. Ma non è così. Il chatbot è pensato per essere convincente senza dover dare spiegazioni. Un rischio notevole se si applica la tecnologia ad un settore delicato come quello della sanità. E non è il solo.

Kay Firth-Butterfield, una degli esperti che ha firmato la famosa lettera per chiedere di rallentare la ricerca nel settore dell’AI, ha posto anche altre questioni: i dati su cui viene addestrato il chatbot sono davvero inclusivi? Non ne rimangono obbligatoriamente escluse i tre miliardi di persone in tutto il mondo senza accesso a internet? Queste sono solo alcune delle domande che frenano l’integrazione dell’intelligenza artificiale nel settore sanitario, negli Stati Uniti e in tutto il mondo. È evidente, quindi, che è necessario riflettere per trovare una soluzione utile, ammesso che tutti siano d’accordo nell’affidare la salute dei pazienti a un chatbot.

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