venerdì, Aprile 19, 2024

Clima, la destra accusa gli ambientalisti per deformare la lotta alla crisi

Must Read

Questo articolo è stato pubblicato da questo sito

Mentre, come ricordava Domani, in Europa Fratelli d’Italia vota in modo (anti)scientifico contro tutte le contromisure previste dal Green Deal, in Italia alcuni esponenti delle destre non perdono la spregevole occasione per strumentalizzare i morti e la devastazione in Emilia Romagna. Qualche giorno fa il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha parlato di “certi ambientalisti da loft” che vivono non ho capito a quale piano di quale grattacielo, colpevoli secondo lui di dire sempre di no alle necessarie opere per non si sa cosa, e dunque indirettamente responsabili di quanto avvenuto da Rimini a Ravenna. Il ministro per la Protezione civile e per il mare Nello Musumeci ha invece parlato, sempre in questi giorni di lutto e disperazione, di “integralismo ambientalista nocivo per la tutela dell’ambiente”.

Non varrebbe neanche la pena entrare nel merito di queste dichiarazioni scellerate, se non fosse che risultano fisiologiche a una narrazione che la destra di governo, ma pure prima che arrivasse al governo, alimenta da tempo. Ma su questo punto ci torniamo fra un attimo. Volendoci invece entrare per un momento, come ha spiegato Fabio Balocco sul Fatto Quotidiano, i movimenti ambientalisti dicono spesso molti “no” perché chi governa “fa sempre le stesse cose”. Cioè propone opere dannose, lavora fregandosene dei regolamenti europei e delle nostre stesse leggi, spende montagne di soldi su fronti inutili, continua incessantemente a sovvenzionare in diversi modi le fonti fossili e così via.

Per gli ambientalisti – tutti dovremmo esserlo – la pars construens è stata storicamente più complessa perché per decenni il loro lavoro è stato di assoluta trincea. Nel tentativo (talvolta riuscito, quasi sempre no) di contenere rischi e conseguenze legati alle pressioni di lobby ben più potenti, da quelle delle automobili a quelle edilizie. L’assenza di una classe dirigente davvero ambientalista, e magari di un partito verde che potesse incidere soprattutto dalla metà degli anni Novanta in poi, hanno fatto il resto. E lasciato il campo alle assurdità di Musumeci e Pichetto Fratin che dobbiamo ingoiare oggi, mentre tocchiamo con mano le catastrofiche conseguenze del surriscaldamento globale e della crisi del clima, che si fa sempre più violenta.

Sono solo le ultime dichiarazioni di una lunga serie. Non solo da destra. Un paio di anni fa l’ex ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, entrato in quota Movimento 5 Stelle e ben ambientatosi ai palazzi tanto da riuscire a farsi nominare ad di Leonardo, disse che “il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti, ideologici: loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati, se non facciamo qualcosa di sensato”. E se è molto vero che il fondamentalismo non manca da nessuna parte, è altrettanto evidente che questa sembra essere diventata la teoria dominante di chi è ora al governo.

Strategia di delegittimazione

Una teoria che viene implementata in una duplice direzione. La prima, ormai evidente da mesi, è criminalizzare gli attivisti che, con atti simbolici a volte insensati e perfino dannosi ma essenziali all’attenzione, chiamano la politica alle proprie responsabilità. Va in questo senso il punitivo ddl di Fratelli d’Italia presentato poche settimane fa e che prevede anche il carcere da 6 mesi a 3 anni per chi imbratta edifici pubblici pure con vernici lavabili. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale c’è una notevole possibilità che nei prossimi cinque anni ila temperatura globale superi di 1,5 gradi centigradi le soglie pre-industriali prese come riferimento, con tutte le ripercussioni che conosciamo, ma in Italia (e pure in Francia) la priorità sembra essere la lotta agli “ecoterroristi” e soprattutto, come spiega Arianna Ciccone su Valigia Blu, dare spazio a un dibattito che non c’è sulle cause del cambiamento climatico. Uno pseudo-dibattito alimentato anche e soprattutto da chi governa, come si è visto.

La seconda, nel pieno surrealismo di un paese destinato a un perpetuo stato d’emergenza climatica, è proseguire nel laissez faire che garantisce lunga vita proprio a quei settori e a quei comparti industriali, energetici e commerciali responsabili di una buona fetta di ciò che stiamo subendo. Lo fa mascherando l’eliminazione di vincoli e valutazioni sulle opere, sugli investimenti e sulle strategie sotto l’etichetta dell’ecologismo conservatore, cavalcando ad esempio il pensiero del controverso filosofo conservatorista tradizionalista britannico Roger Scruton, scomparso nel gennaio 2020, che per molto tempo ha sottolineato l’incompatibilità fra ambientalismo e socialismo e l’inquadramento della conservazione ambientale come priorità nazionale legata a concetti come il “lealismo locale” e l’amore per il bello. Di tutto questo lavoro lento, talvolta nauseabondo ma costante e pervicace bisogna esserne coscienti, altrimenti non si capisce il disegno di fondo con cui le destre stanno deformando la battaglia contro il cambiamento climatico.

- Advertisement -spot_img
- Advertisement -spot_img
Latest News

Mean Girls, sei un vero fan? Dimostralo con il nostro quiz

Nel lontano 2004 ha fatto il suo debutto nelle sale un film che sarebbe diventato un’icona della cultura pop,...
- Advertisement -spot_img

More Articles Like This

- Advertisement -spot_img