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Meta torna a essere accusata di favorire la circolazione di contenuti pedopornografici. L’algoritmo di Instagram, secondo un’indagine del Wall Street Journal – in collaborazione con i ricercatori della Stanford University e dell’università del Massachusetts – sta promuovendo la pedofilia, creando connessioni tra gli utenti che vendono foto e video di minori, attraverso un sistema di raccomandazione già noto per riuscire a collegare tra loro persone che hanno interessi di nicchia. Chiaramente la vendita di contenuti pedopornografici viola non solo la policy della piattaforma, ma anche la legge federale: questo ha portato Meta a istituire una task force interna che possa risolvere la questione.
Dopo le rivelazioni della testata, infatti, la società ha riferito di di aver bloccato migliaia di hashtag che sessualizzano i bambini – alcuni con milioni di post – e di aver impedito ai suoi sistemi di consigliare agli utenti di cercare termini noti per essere associati ad abusi sessuali. Un intervento a cui Meta ne aggiungerà molti altri nel prossimo futuro. Il fatto che un gruppo di ricercatori e giornalisti sia riuscito a trovare con grande facilità comunità che promuovono la pedofilia sulla piattaforma dimostra che Instagram deve affrontare un problema molto grosso. È bastato che l’account creato per le indagini visualizzasse un solo account collegato alla pedopornografia per essere subito “invaso” da suggerimenti che avevano a che fare con la vendita illegale di foto e video di minori.
“La piattaforma più importante per queste reti di acquirenti e venditori sembra essere Instagram”, hanno dichiarato i ricercatori. A quanto pare, gli sforzi compiuti dalla società non bastano per arginare la diffusione di questi contenuti sulla piattaforma. Solo a gennaio, per esempio, Instagram ha rimosso 490mila account per aver violato la sua policy sulla sicurezza dei bambini, eppure già nei mesi successivi l’impatto di questa azione risultava ridotto. E se vi state chiedendo il perché, ecco la risposta. Prima che il Wall Street Journal sollevasse la questione, in realtà, Instagram consentiva agli utenti di cercare termini che i suoi stessi sistemi sapevano essere associati a materiale pedopornografico, seppur restituendo un messaggio che recitava “Questi risultati possono contenere immagini di abusi sessuali su minori”. Ora, a quanto pare, l’opzione è stata disabilitata, ma non è chiaro perché prima non lo fosse.
Inoltre, sembrerebbe che i tentativi degli utenti di segnalare contenuti pedopornografici venissero spesso ignorati dall’algoritmo di Instagram, che continuava a promuovere imperterrito gli account su cui venivano vendute le immagini di bambini sessualizzati. Insomma, Meta sta cercando di combattere qualcosa che il suo algoritmo si rifiuta di eliminare.