lunedì, Luglio 14, 2025

Ponte sullo stretto di Messina: L'Autorità nazionale anticorruzione stronca il decreto

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L’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) si è espressa contro il decreto per il ponte sullo stretto di Messina, approvato in via definitiva il 24 maggio 2023 al Senato, con cui sono state riattivate le attività di progettazione e programmazione dell’opera. Nella sua relazione annuale alla Camera, il presidente Giuseppe Busia ha criticato pesantemente il provvedimento, sottolineando come vada a scaricare sullo Stato la gran parte dei rischi, avvantaggiando i privati coinvolti.

Una stroncatura che ha ravvivato il fuoco delle critiche, non solo legate all’impatto ambientale del ponte sullo stretto di Messina, ma relative alla gestione amministrativa del governo Meloni, con particolare riferimento al suo rapporto con gli organi di controllo, già contestato rispetto alla riduzione dei poteri della Corte dei Conti riguardo al Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Cosa dice l’Anac

Per quanto riguarda l’opera monumentale, cavallo di battaglia del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il presidente dell’Anac ha sottolineato come il governo Meloni non abbia tenuto in considerazione nessuno degli interventi emendativi proposti dall’anticorruzione prima dell’approvazione del decreto, ignorando criticità strutturali che possono danneggiare le casse dello Stato e quindi le tasche dei contribuenti.

Infatti, relativamente ai contratti per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, l’anticorruzione ha rilevato “uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi”. Contratti che avranno un peso non indifferente sui conti pubblici, dovendo sostenere la realizzazione di un ponte sospeso a campata unica di 3,3 chilometri, alto 65 metri per il passaggio delle grandi navi, con 6 corsie stradali e 2 binari ferroviari.

Busia ha poi criticato anche l’anacronismo del decreto attuativo per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, che è stato riportato a galla sulla base di un progetto elaborato oltre dieci anni fa”. Anacronismo che risulta lampante anche dalla decisione del governo Meloni di nominare a capo della società Stretto di Messina, che gestirà l’opera, lo stesso amministratore delegato messo a guida della società nel 2002, Pietro Cucci, e che fino al 2013, anno delle sue dimissioni, non era riuscito a posare nemmeno un mattone del ponte.

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