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È di ieri, 8 giugno, la notizia di un uomo deceduto a causa dell’attacco da parte di uno squalo, avvenuto nelle acque del Mar Rosso, in Egitto. La vittima dell’incidente aveva 23 anni ed era di origine russa. Ogni volta che si leggono queste tristi notizie di cronaca sorge spontanea la domanda: quanto sono frequenti questi episodi? Facciamo il punto attraverso i dati di due database internazionali, a cura, rispettivamente, del museo di storia naturale e dell’università della Florida, e dello Shark Research Institute, con sede centrale a Princeton (Stati Uniti).
I dati Isaf 2022
Secondo i dati dell’ultimo rapporto Isaf (International Shark Attack File), nel 2022 sono stati registrati 108 casi di “interazione uomo-squalo” in tutto il mondo. Di questi, Isaf conferma 57 morsi di squalo “non provocati”, numero inferiore alla media dei 70 registrati nei cinque anni precedenti, e 32 “provocati”. Che significa? La dicitura indica, nel primo caso, incidenti avvenuti nell’habitat naturale degli squali e in assenza di tentativi volontari di interazione. Nel secondo caso, al contrario, i dati si riferiscono a situazioni in cui l’essere umano ha volontariamente intrapreso qualche tipo di interazione con questi animali, indipendentemente dal fatto che si tratti del tentativo di nutrirli, toccarli, o anche di liberarli da una rete da pesca. I 19 casi rimanenti, infine, riguardano situazioni particolari (fra cui anche alcuni casi di naufragio) o dubbie, come ad esempio casi in cui non risulta chiaro se l’incidente abbia effettivamente coinvolto uno squalo oppure altre specie marine. Dei 57 casi di “morso non provocato”, la maggior parte (41) è stata registrata negli Stati Uniti, seguiti dall’Australia (9) e poi da Egitto (2), Sud Africa (2), Brasile (1), Nuova Zelanda (1) e Tailandia (1). Cinque di questi 57 sono risultati nella morte della persona aggredita.
La situazione italiana
Per quanto riguarda l’Italia, al momento non sono stati riportati casi né per il 2022 né per il 2023. Secondo quanto riferisce il Global Shark Attack File, disponibile online con i dati aggiornati all’incidente registrato ieri, l’ultimo incidente verificatosi in Italia risale al 2018. In quel caso, un ragazzo di 24 anni era stato morso al polpaccio mentre nuotava nelle acque di fronte al comune di Torino di Sangro (Chieti). Sempre per quanto riguarda l’Italia, l’ultimo incidente fatale, invece, risale ad agosto del 2006, quando una nave carica di migranti era naufragata a largo delle coste di Lampedusa.
Rischio basso
Sia il report Isaf che altri esperti sottolineano che il rischio di essere morsi da uno squalo rimane comunque molto basso: come aveva raccontato a Wired Sara Bonanomi, ricercatrice dell’istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine (Irbim) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), “gli squali sono animali schivi, che non ricercano l’essere umano. Non siamo sul menù neanche dei maggiori predatori e eventuali attacchi sono da considerarsi, il più delle volte, come reazioni all’invasione del loro habitat”.
Per quanto riguarda le raccomandazioni, Isaf ricorda, fra le altre cose, di nuotare sempre in compagnia di altre persone, di rimanere vicini alla riva e di evitare di nuotare al tramonto o in prossimità di aree dedicate alla pesca.