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Il lutto nazionale per Silvio Berlusconi è un’anomalia nella storia d’Italia. È un onore destinato a personalità che hanno unito il paese o per ricordare eventi drammatici che hanno visto l’intera nazione stringersi attorno alle vittime. Ma mai è stato concesso a un presidente del Consiglio. Per questo, molte voci si sono opposte alla decisione del governo Meloni.
Il primo contro il lutto nazionale è stato il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tommaso Montanari. Il rettore ha definito la decisione del governo Meloni come una “santificazione ipocrita”, come si legge sulla petizione a suo sostegno lanciata su Change.org, annunciando che non farà abbassare a mezz’asta alcuna bandiera presente sugli edifici dell’università.
“Dalla P2 ai rapporti con la mafia via Dell’Utri, dal disprezzo della giustizia alla mercificazione di tutto (a partire dal corpo delle donne, nelle sue tv), dal fiero sdoganamento dei fascisti al governo alla menzogna come metodo sistematico, dall’interesse personale come unico metro, alla speculazione edilizia come distruzione della natura”, ha scritto Montanari, assumendosi eventuali responsabilità legali per aver disobbedito al decreto governativo.
Una decisione sostenuta da quasi 60 mila firme raccolte in meno di 24 ore su Change.org, in una delle molte petizioni nate a seguito dell’annuncio del lutto nazionale, consultabili sul sito della piattaforma. Ma le petizioni non sono la sola azione lanciata online contro la decisione del governo Meloni.
Il partito Potere al popolo (Pap), per esempio, ha lanciato una mobilitazione su internet chiamata “Lutto Stato-mafia, non in mio nome”. Come riporta il sito di Pap, l’organizzazione politica ha invitato le persone a scaricare il manifesto della campagna per poi farsi fotografare e pubblicare la foto sui social, taggando il partito e aggiungendo l’hashtag #luttostatomafia, durante una tweetstorm organizzata per le 15 di mercoledì 14 giugno, giorno dei funerali di Stato di Berlusconi.
Altre voci si sono levate, come si poteva prevedere, dal Partito democratico. Da La7, l’ex ministra Rosy Bindi ha sottolineato la coerenza e la giustizia dei funerali di Stato, ma anche che “il lutto nazionale per una persona divisiva come è stato Berlusconi” sia “una scelta non opportuna”. Stesso discorso anche dall’europarlamentare Brando Benifei, che su Instagram ha definito il lutto nazionale come “una scelta politica” inopportuna, e per il deputato di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni.
Contrari anche esponenti del giornalismo come, altrettanto prevedibilmente, Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano e storico critico di Berlusconi, ma anche il direttore de La Stampa Massimo Giannini, che su La7 ha ricordato come il lutto nazionale non sia stato concesso nemmeno per i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.