lunedì, Luglio 14, 2025

I 95 carri armati per l'Ucraina parcheggiati in Italia

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Le autorità della Svizzera stanno bloccando la vendita di 95 carri armati tedeschi Leopard 1, destinati a essere inviati in Ucraina. Il governo di Berna ne ha infatti respinto la richiesta di esportazione, considerandoli materiale bellico e citando la storica neutralità del paese, ma dietro al rifiuto sembrano esserci alcune ombre sulle operazioni dell’azienda proprietaria, finita sotto la lente di un’inchiesta aperta dal ministero della Difesa svizzero.

I veicoli sono stati venduti nel 2016 dall’Esercito italiano alla Ruag, colosso svizzero del settore bellico che si occupa di produzione e riparazione di armi, munizioni, veicoli e sistemi informatici militari e ha anche una divisione spaziale. Da allora, e per gli ultimi sette anni, i 95 Leopard 1 sono rimasti fermi in un deposito in Italia, a Villesse, in provincia di Gorizia.

Il motivo è che il contratto firmato con le nostre forze armate imponeva all’azienda di trasferire i mezzi entro la fine del 2017 presso l’azienda Goriziane, altra impresa del settore bellico specializzata in blindati e navi corazzate, che sostiene di poter ricondizionare e rendere operativo un Leopard 1 in circa un mese e mezzo. Tuttavia, sembra che la Ruag non riesca a capire cosa farne e anche nell’ultimo anno i 95 carri armati sono rimasti immobili sotto i loro teli verdi, vicino alla ex statale 351 diretta in Slovenia.

Come riporta la Radiotelevisione svizzera in lingua italiana (Rsi), che per prima ha dato la notizia, Germania, Olanda e Danimarca hanno già acquistato Leopard 1 dalla Svizzera prima dell’invasione dell’Ucraina, ma quando la Ruag ha venduto i suoi Leopard 1 alla tedesca Rheinmetall per mandarli a Kyiv è intervenuto il Consiglio federale del paese, bloccandone per la prima volta l’esportazione. Il rifiuto è stato accompagnato dall’apertura di un’inchiesta del ministero della Difesa, guidato da Viola Amherd, sulle origini dell’acquisizione dei carri e anche sul tentato affare con i tedeschi.

Un paio di giorni dopo la pubblicazione dell’inchiesta dell’Rsi, il quotidiano tedesco Blick ha svelato come un ex manager della Ruag e sua moglie, entrambi cittadini svizzeri residenti in Vallese, siano indagati con accuse di corruzione e compravendita di pezzi di ricambio di veicoli militari senza autorizzazione. Accuse che hanno colpito anche il consiglio di amministrazione Ruag e le sedi tedesche dell’azienda, che ora si trovano ad affrontare le ispezioni sia delle autorità di Berlino che di Berna.

Tra le varie accuse formulate c’è quella di aver provato a vendere alla Rheinmetal alcuni carri che erano già stati venduti quattro anni fa a un’altra società tedesca, la Global logistic support gmbh (Gls) a un prezzo ridicolo di circa 522 euro l’uno. L’azienda, come si legge sul quotidiano tedesco Tages Anzeiger, sta chiedendo di ricevere immediatamente i suoi mezzi, ma la Ruag è ferma a causa del divieto di esportazione emesso dal governo di Berna. Così, mentre le maglie di questa storia diventano sempre più fitte e intricate, senza che le autorità abbiano ancora fatto luce su tutta la vicenda, i Leopard continuano a restare fermi, invece di prendere la strada di Kyiv dove potrebbero contribuire alla difesa dell’Ucraina.

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