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Il Monte Bianco ma non solo. Problemi di manutenzione, incidenti, contrasti internazionali e gli eventi climatici estremi hanno reso quasi impossibile per l’Italia far transitare le merci attraverso i valichi alpini, per raggiungere i mercati di esportazione. Infatti, oltre alla chiusura programmata del traforo del monte Bianco e alle limitazioni al passaggio dei mezzi su gomma imposte dall’Austria al Brennero, a seguito di una frana è stato chiuso anche il traforo del Fréjus, al confine tra Piemonte e Savoia francese.
“Quella dei valichi alpini non può più essere considerata un’emergenza per il nostro Paese ma una vera e propria criticità cronica. Infatti, agli effetti dei sempre più frequenti eventi meteorologici estremi, sulla rete dei trasporti si aggiungono anche gli impatti derivanti dalle strutturali debolezze del sistema dei trasporti in quest’area transfrontaliera, dalle perturbazioni generate da imprevedibili incidenti e da regolazioni sempre più restrittive dei transiti”, è la posizione espressa da Confcommercio, associazione che rappresenta le imprese del commercio e dei servizi, come la logistica, in una nota riportata da Ansa.
La situazione:
Chiusure programmate e brutte sorprese
Si tratta di Brennero, Tarvisio, Ventimiglia, Sempione, Fréjus, monte Bianco e San Gottardo, le nostre porte di accesso all’Europa centrale, da cui ogni anno transitano 170 milioni di tonnellate di prodotti, circa il 60% dell’import e dell’export che l’Italia intrattiene con il resto del mondo. Ma nonostante la loro importanza, come sottolinea Confommercio, il sistema di trasporti e le sue infrastrutture sono condannate da “debolezze strutturali” di competenza del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.
Negli ultimi tempi, infatti, oltre alla chiusura per manutenzione del traforo del monte Bianco prevista per il 3 settembre, che bloccherà uno dei punti di passaggio più trafficati, il deragliamento di un treno ha fatto chiudere il tunnel del San Gottardo, che collega l’Italia alla Svizzera, mentre una grossa frana ha bloccato il passaggio attraverso il traforo del Fréjus, distruggendo parte dell’autostrada A3 e fermando anche il traffico ferroviario.
Il fattore clima
A queste problematiche strutturali e dovute agli eventi climatici estremi, in particolare alle ondate di caldo che hanno causato un massiccio scioglimento delle nevi e dei ghiacci alpini, si aggiungono le limitazioni imposte dall’Austria al transito di grandi camion, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento e spingere le aziende a trasferire il trasporto merci sui treni. Iniziativa giusta e in linea con il piano dell’Unione europea per la sostenibilità ambientale, il Green Deal, ma anche in contrasto con il principio europeo di libera circolazione delle merci.
Così, dei sette valichi elencati in precedenza, due sono completamente bloccati a causa di frane e incidenti, in uno la circolazione è terribilmente rallentata e l’ultimo verrà chiuso nel giro di pochi giorni. Dopo la chiusura del Fréjus, come riporta il Tg3 su X, l’ex Twitter, il traffico dirottato verso il passaggio del monte Bianco ha creato delle code così lunghe da richiedere fino a 3 ore per attraversarlo. E mentre si avvicina il giorno della chiusura anche di questo traforo ci si chiede cosa succederà a tutte le merci in arrivo e in partenza nei primi giorni di settembre.
L’idea di Salvini
Come intervento riparatorio, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha fatto sapere di voler rivedere le “tempistiche di chiusura” del monte Bianco. Tuttavia, i lavori di manutenzione del traforo sono attesi da tempo e si prevede saranno completati nel corso dei prossimi 18 anni. Fermarne la partenza significa accumulare ritardi immediati sui lavori e andare ad allungare e complicare tutte le altre manutenzioni sia al monte Bianco che negli altri valichi. Uscire dall’impasse non è facile.