Bentrovati cari lettori di LinkinMovies.it al giro di boa di questa Mostra del Cinema2023 – Venezia 80. Il lunedì è il punto di svolta, la porta d’accesso alla seconda parte. Proprio perché siamo a metà, oggi abbastanza sicuramente, ma non possiamo esserne certi perché non siamo stati inviati, il direttore Barbera e il presidente Cicutto hanno incontrato in gran segreto i giornali italiani, la stampa cartacea, per fare un punto sull’andamento del festival. Su qualche testata e qualche sito di informazione cinematografica più titolato, domani, martedì, uscirà un resoconto che, siamo anche in questo caso abbastanza certi, prevederà toni trionfalistici e ultra positivi nei confronti nella manifestazione. Negli ultimi anni ormai le parole di direttore e presidente, infatti, si ripetono come una preghiera, le domande dei giornalisti sono sempre più rarefatte e quindi questo incontro ha il semplice scopo di bere un gran caffè in compagnia. Non ne siamo certi che andrà tutto così, ma conoscendo l’aria del Lido, diciamo che ne siamo persuasi. Poi, credo che un incontro pubblico con tutta la stampa internazionale e italiana potrebbe fare solo bene alla Mostra, perché se ne parlerebbe ancora di più, ma probabilmente non tutti la pensano come noi.
Solo una piccola parentesi sulla giornata di ieri, domenica. Alle 22 c’è stata la proiezione in Sala Grande del film postumo di William Friedkin, venuto a mancare a inizio agosto, nemmeno un mese fa. Il film si intitola The Caine Mutiny Court-Martial. Prima della proiezione c’è stato un ricordo del direttore Barbera che conosceva il regista americano da molti anni, sin da quando, come lui stesso ha ricordato, nel 1987 ha organizzato a Torino una retrospettiva su di lui. Questo ricordo si associa a quello di ognuno di noi che hanno amato e apprezzato il cinema di Friedkin e si sono lasciati ammaliare dalle immagini di questo immortale regista.
Pagellino mon amour! Torna anche quest’anno una sezione delle Cronache dal Lido che ci avete scritto apprezzate molto, ossia il punto sui giudizi della critica internazionale e nazionale sui film in concorso attraverso l’assegnazione delle tanto temute stellette! Oggi sono stati presentati Priscilla di Sofia Coppola ed Evil Does Not Exist di Ryusuke Hamaguchi che quindi sono esclusi dalla valutazione di oggi. I critici, o giornalisti, hanno votato finora dodici lungometraggi: Comandante, Ferrari, Dogman, El Conde, Finalmente l’alba, Poor Things, Bastarden (The Promised Land), Adagio, Maestro, Die theorie von allem, La Bête e The Killer. Partiamo dai nostrani. Il film che ha raccolto il voto medio più alto è di Lanthimos che ha conquistato tutti. Al contrario la media voto più bassa l’hanno ottenuto Finalmente l’alba e il film di Larraín; quest’ultimo ha ottenuto una stella da Il Foglio, mentre quello di Costanzo ha riscosso una stella e mezza da Paolo Mereghetti, sempre Il Foglio, Il Messaggero e Il Gazzettino. Gli altri si attestano su una media voto più o meno soddisfacente. Poco sopra l’ultima piazza, con una media di 2,7 si fermano Dogman, Bastarden e La Bête, mentre all’altro lato della classifica Poor Things ha fatto il vuoto, lasciando, al momento, il secondo film con la media voto più alta, Maestro, a 3,3. Considerando che un film può ottenere una media massima di 5 stelle, tutti i film sono ben oltre la metà, 2,5. Se ne deduce che per la stampa italiana i film della Mostra ad oggi, lunedì, ottengono la sufficienza. Parlando al positivo le 5 stelle sono state riservate solo per Poor Things, ma molti film ottengono 4 stelle. La più generosa appare la critica de La Repubblica che assegna 4 stelle ai film italiani e al film tedesco, Die theorie von allem, in leggera controtendenza; mentre il più intransigente nella votazione al momento appare il critico de Il Manifesto come quello de Il Giornale. A Mereghetti è piaciuto molto Maestro (4 stelle), mentre il resto della selezione al momento l’ha convinto davvero poco.
Passiamo alla stampa internazionale. Qui la media voto non è pervenuta, ma saltano subito all’occhio i voti molto alti anche tra questi critici per Poor Things e Maestro. The Killerpare abbia accontentato tutti, tranne Le Monde, mentre Dogman, al contrario, ha scontentato tutti. Lo stesso Le Monde gli assegna 1 stella e mezzo, 1 stella per The Observer e The Times. El Conde ha ottenuto una buona votazione, 4 stelle, da El Pais, The Film Verdict e The Hollywood Reporter. Adagio e Finalmente l’albaracimolano votazioni sotto la media per tutti, solo The Wrap conferisce 3 stelle, la votazione massima al film di Sollima; invece il film di Bonello, La Bête, è stato da tutti apprezzato. Die theorie von allem è stato giudicato con una buona votazione, come anche Bastarden; al contrario Comandante raccoglie pochi voti soddisfacenti. The Film Verdict assegna 3 stelle e mezze come Le Monde. Tutto questo sciolinare di voti cosa significa? La stampa italiana e quella internazionale, una loro rappresentanza per essere precisi, viaggiano su due binari differenti. Pare che gli italiani, visto anche la qualità del concorso finora espressa, siano di manica larga, mentre gli stranieri siano più attenti. Sono tutti concordi nel consacrare Poor Things come Leone d’oro (noi lo stiamo dicendo da molto), mentre sulle condanne i pareri sono differenti. Considerate, infine, tutto questo un esercizio, un gioco, perché non è minimamente influente nei confronti della giuria. Può essere utile, però, per capire anche i giudizi finali sulla Mostra e verificare se i giornalisti sono stati coerenti e veritieri con quanto espresso in fase di valutazione.
E il cinema? Eccolo! Parliamo di Priscilla di Sofia Coppola (vi ricordiamo che la regista è stata l’undicesima luce del cinema del nostro podcast). Priscilla Beaulieu poi divenuta Priscilla Presley è una donna che subisce un processo di vita nato in una caserma militare nella Germania Ovest durante la Seconda guerra mondiale, luogo in cui incontra il giovane soldato Elvis Presley, e prosegue in un luogo dorato, Graceland, da cui però lei non può uscire. Un altro luogo di chiusura, insomma. Spesso nel film si vedono Elvis e Priscilla, rispettivamente Cailee Spaeny e Jacob Elordi, non uscire nemmeno dalla stanza da letto, passare giorni interi a condividere, a stare insieme, ad amarsi, chiusi nel sottoinsieme del loro talamo nuziale. Nel cinema della Coppola i luoghi chiusi, quasi di segregazione volontaria sono sempre presenti, però solitamente le protagoniste dei film, tranne forse che ne Il giardino delle vergini suicide, tendono a non andarsene dal proprio luogo di chiusura, almeno nell’atto. Neanche Priscilla vuole abbandonare Graceland, perché questa casa significa Elvis, significa il suo amore, eppure è costretta a ripensare a questa idea. E in questo avviene il processo di evoluzione del personaggio che la Coppola filma sferrando le sue frecce poetiche. Intimità, segretezza, un’atmosfera molto personale, rispettosa dei suoi personaggi con la macchina da presa che si concentra su ogni minima smorfia con gli occhi e con il viso dei due protagonisti. Di Elvis non è proposto il lato mediatico; è un uomo, un marito, vulnerabile, incapace di ascoltare la moglie ma succube di suo padre e del suo manager. È soprattutto un totem che si comporta goliardicamente con i membri della sua band, che affabula, plagia, gioca con i sentimenti della giovane moglie per suo tornaconto e lasciandola forzatamente sola a Graceland. La donna è, pertanto, una vittima di Elvis, ma la sua fragilità è ritratta con quel tocco delicato tipico della Coppola. Infatti è necessario specificare che la regista non filma scene madri di confronti/scontri con urla e strepiti. La regista mantiene il suo stile e se Elvis è sommesso e sfuggente nella voce, Priscilla anche se pervasa dalla gelosia, dal senso di essere tradita, non esplode, ma condensa nello sguardo deluso, triste, rassegnato e molto più maturo rispetto alla sua giovane età, tutta la sua insofferenza. Sofia Coppola, dunque, rilancia e conferma il suo cinema. Priscilla è il logico proseguimento di tutta la sua filmografia, di On the Rocks in particolare, proprio per la definizione sentimentale della protagonista che sembra una versione adulta, più consapevole di Charlotte di Lost in Translation. Le donne dei film della Coppola sono ammaliate dagli uomini, loro succubi, tradite, seppur sempre alla ricerca della loro identità. Chi è Priscilla in definitiva? Un’icona come il marito o una donna? Coppola risponde rimarcando il concetto che si tratta di un essere umano femminile con i suoi sentimenti, perplessità, volontà di essere felice e di capire se stessa. Nella conferenza stampa di Priscilla, la stessa Priscilla Presley, la vera Priscilla, ha affermato che la parte in cui si riconosce maggiormente nella pellicola è quella finale che non a caso è il momento in cui il cinema della Coppola si conferma ed evolve.
Per oggi ci fermiamo qui. Abbiamo visto altri due film, ossia Snow in Midsummerdel malese Keat Aun Chong (per la sezione “Scoperte dal Lido”) delle Giornate degli Autori e Shadow of Firedi Shinya Tsukamoto (Orizzonti) che fonti certe hanno detto di averlo visto aggirarsi per il Lido con la sua aria seria e riservata, quasi in incognito, salvo essere riconosciuto da numerosi amanti del suo cinema. Il nostro primo giudizio su questi film lo troverete nelle cronache di domani, martedì, perché li abbiamo visti piuttosto tardi, non in tempo per la pubblicazione. Domani, inoltre, vi parliamo anche della conferenza stampa del film Evil Does Not Exist di Hamaguchi. Vi lasciamo con una simpatica foto del photocall del cast del film Coup de chance di Woody Allen presentato fuori concorso in cui il regista assume una simpatica posa, diciamo così, attorniato dalle attrici del film Lou de Laâge e Valérie Lemercier e da Vittorio Storaro.
Noi siamo in sala, a domani!
Foto 1, Photocall – Priscilla – J. Elordi, S. Coppola, C. Spaeny, P. Presley (Credits Andre Avezzù La Biennale di Venezia – Foto ASAC) (2) Foto 2, Poor things – Actress Emma Stone (1) Foto 3, La bête (The beast) – George MacKay and Léa Seydoux (Credits Carole Beuthel) Foto 4, Priscilla – Actress Cailee Spaeny (Credits Philippe Le Sourd) Foto 5, Photocall – Coup de chance – V. Lemercier, V. Storaro, W. Allen, L. De Laâge (Credits Giorgio Zucchiatti La Biennale di Venezia – Foto ASAC) (2)