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Le piogge sono iniziate il pomeriggio del primo settembre intorno alle 13.30 ora locale e non si sono fermate per circa nove ore, racconta Kamenetz: “All’inizio pensavi: ‘Be’, si schiarirà e usciremo più tardi’. Ma poi, mentre stavamo preparando la cena, ci siamo detti: ‘Wow, è impossibile’“. La notte del 2 settembre, quando il terreno da deserto si è trasformato in un pantano, Kamenetz si è rassegnata a rimanere bloccata. Nel pomeriggio di lunedì 4 settembre, gli organizzatori del festival hanno poi interrotto il divieto di circolazione, consentendo alle oltre 60mila persone rimaste sul posto di abbandonare il sito dell’evento in auto. Una persona è morta nel corso del festival, ma non è ancora chiaro se il decesso sia legato alle condizioni meteorologiche.
Kamenetz, tuttavia, si è detta sorpresa da quanto bene i 70mila partecipanti al Burning Man abbiano preso bene l’impatto del tempo sulla festa: “Per la gente del Burning Man affrontare le intemperie e, in secondo luogo, essere cooperativa e di buon umore è davvero un motivo di orgoglio“, ha commentato. Kamenetz è stata testimone di alcuni scontri tra le persone che volevano lasciare il festival e altri “burners”, come vengono chiamati i partecipanti all’evento, che cercavano di fermarli. Ma da quello che ha visto la gran parte dei presenti ha accettato la situazione.
L’impatto ambientale del Burning Man
Il Burning Man, che rappresenta di fatto una fuga annuale per una particolare sottosezione della comunità tecnologica ultra-ricca della Silicon Valley, è sempre stato un evento po’ bizzarro, che comporta la realizzazione di un’enorme città temporanea abitata da 70mila persone arrivate da ogni angolo del mondo. Alcuni partecipanti hanno più volte sottolineato le preoccupazioni per l’impatto che il festival ha sul pianeta. Il Burning Man ha un’impronta ecologica pari a 100mila tonnellate di anidride carbonica, di cui oltre il 90 per cento è rappresentato dai viaggi da e verso il sito dell’evento. Per fare confronto con un altro festival, secondo un’analisi l’impronta ecologica di Glastonbury è nettamente negativa. Ed è improbabile che il Burning Man raggiunga l’obiettivo delle zero emissioni entro il 2030.
L’impatto ambientale dell’evento è da tempo riconosciuto come un problema. In concomitanza con il Burning Man di quest’anno un gruppo di attivisti climatici, tra le cui fila c’erano anche alcuni burners, ha organizzato un picchetto sulla strada che porta al sito nel deserto del Nevada, dove si svolge il festival. “Uno dei motivi per cui abbiamo organizzato questa protesta è che quasi tutti i partecipanti erano burner, e quindi abbiamo visto che questa comunità ha le potenzialità per realizzare un vero cambiamento“, spiega Emily Collins, cofondatrice del gruppo di attivisti climatici Rave Revolution, che ha partecipato alla manifestazione.
Su Medium, in passato un burner ha scritto un post intitolato Il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale per Black Rock City. Nell’agosto del 2021, Nikki Caravelli, un’attivista climatica californiana che frequenta regolarmente l’evento, è stata tra gli autori di un messaggio in cui si evidenziava che l’evento deve adattarsi alla crisi del clima (Caravelli non ha risposto a una richiesta di commento).
“A Madre Natura non manca il senso dell’ironia, e sicuramente l’ha mostrato in questo caso – dice Mann –. Quello che è successo quest’anno al Burning Man è una testimonianza del messaggio lanciato dai manifestanti per il clima che erano stati cacciati dal Burning Man solo pochi giorni prima“. Mann pensa che questo possa essere un momento di svolta per i partecipanti: “Il consumo e lo sfruttamento sfrenato della natura che purtroppo caratterizza questo evento è proprio quello che favorisce il tipo di clima estremo che quest’anno ha trasformato il festival in una scena di un film catastrofico“.