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Da tumori maligni a muscoli. È il promettente risultato raggiunto dai ricercatori del Cold Spring Harbor Laboratory, negli Stati Uniti, che sono riusciti a indurre alcune cellule tumorali a trasformarsi in cellule sane e funzionanti. Il loro studio, pubblicato sulla rivista Pnas, apre quindi nuovi orizzonti per lo sviluppo di potenziali farmaci contro i tumori.
Le cellule tumorali
In particolare, il tumore in questione era un rabdomiosarcoma, una neoplasia particolarmente aggressiva che ha origine dalle cellule della muscolatura striata. É tipico dell’età pediatrica, sviluppandosi mediamente intorno ai 6 anni, senza differenze di genere, e si stima che in Italia si registrano 4-5 nuovi casi all’anno per milione di bambini. Come riporta l’Ospedale Bambino Gesù, il trattamento oggi consiste nel combinare chemioterapia, chirurgia e radioterapia. “Attualmente – si legge – la probabilità di guarigione nei casi di malattia localizzata è intorno al 70%, mentre resta al di sotto del 25% per i pazienti con malattia metastatica”.
La scoperta
Nel nuovo studio, i ricercatori guidati da Christopher Vakoc, sono riusciti a trasformare le cellule del rabdomiosarcoma in cellule tissutali regolarmente funzionanti. Ciò, secondo il team, potrebbe velocizzare la sperimentazione della “differentiation therapy”, metodo di trattamento su cui si sta indagando ormai da tempo e secondo cui le cellule maligne possono essere “incoraggiate” a differenziarsi in forme più mature utilizzando agenti farmacologici.
Per riuscirci, i ricercatori hanno creato una nuova tecnica di screening genetico, ricorrendo alla tecnica di editing Crispr. Dalle successive analisi, hanno identificato il gene Nf-y, scoprendo che, se inattivato, induce le cellule tumorali a differenziarsi in cellule muscolari normali. “Le cellule si trasformano letteralmente in muscoli”, ha spiegato l’autore. “Si passa quindi da una cellula che vuole solo moltiplicarsi di più a una dedita alla contrazione. Poiché tutte le sue energie e risorse sono ora dedicate alla contrazione, non può tornare allo stato di moltiplicazione”.
Nuovi orizzonti
Questa relazione tra Nf-y e il rabdomiosarcoma potrebbe innescare la reazione a catena necessaria per rendere disponibile la terapia di differenziazione ai pazienti. Ma, come spiegano i ricercatori, la nuova strategia potrebbe essere applicabile anche ad altri tipi di tumori. “Questa tecnologia può consentire di prendere qualsiasi tumore e andare a caccia di come provocarne la differenziazione”, ha precisato Vakoc. “Questo potrebbe essere un passo fondamentale verso una terapia di differenziazione più accessibile”.