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A una settimana di distanza dall’incidente ferroviario alla stazione di Brandizzo, in Piemonte, costato la vita a cinque operai al lavoro sui binari, si fa sempre più concreta la possibilità della contestazione da parte degli inquirenti dolo eventuale per i due operai sopravvissuti e indagati per omicidio plurimo e disastro ferroviario. Si tratta del tecnico di Rete ferroviaria italiana di scorta al cantiere e del capocantiere della Sigifer, la società di Borgo Vercelli responsabile dei lavori in cui hanno perso la vita i cinque operai.
Cos’è il dolo eventuale
Per dolo eventuale si intende l’accettazione, da parte di un soggetto, della possibilità che un reato possa essere causato da una sua azione, senza che il soggetto stesso agisca per evitarlo. Il dolo eventuale, in quanto tale, è “caratterizzato dall’incertezza di chi agisce”, scrive il Corriere della Sera. Questa circostanza non comprende, dunque, l’intenzionalità. Il responsabile non mira esplicitamente a causare un reato. Egli agisce in forma lecita ma, “semplicemente”, accetta la possibilità che come conseguenza della sua azione possa verificarsi un evento punibile dal Codice penale.
La possibilità del dolo eventuale
Almeno due importanti elementi potrebbero spingere la contestazione del dolo eventuale. In primo luogo, il video girato da uno degli operai morti, Kevin Laganà, poche ore prima del fatale incidente. Kevin Laganà aveva 22 anni ed è la più giovane tra le vittime. Aveva salvato il video tra le bozze di Instagram e sarebbe stato recuperato, scrive il Corriere della Sera, dalla sorella, che conoscerebbe la password dell’account della vittima. Dalle immagini, che da ore circolano su tutti i media, è possibile sentire una voce che avverte “se vi dico ‘treno’, andate di là”. A pronunciare quelle parole potrebbe essere stato il tecnico di Rfi presente sul posto che, date le circostanze, era probabilmente consapevole che di lì a poco sarebbe passato un treno.
In secondo luogo pesa la testimonianza di Antonino Laganà, fratello di Kevin, che è atteso per essere ascoltato dagli inquirenti. Le sue parole potrebbero “aiutare gli inquirenti a capire le modalità con cui sono soliti lavorare i dipendenti della realtà vercellese”, come scrive Rainews. Anche Antonino Laganà è un dipendente della Sigifer. Se dalla sua testimonianza dovesse emergere che l’inizio dei lavoratori prima delle autorizzazioni necessarie avveniva in modo ricorrente, è possibile che si proceda con l’avvio delle indagini per omicidio e disastro ferroviario in forma di dolo eventuale per il tecnico e il capo cantiere.