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Un’analisi di Mozilla Foundation ha definito le auto moderne un “incubo per la privacy”, non solo perché raccolgono grandi quantità di dati personali, ma anche perché consentono ai loro produttori di condividere o vendere informazioni altamente sensibili come ad esempio condizione di disabilità, dettagli sull’attività sessuale e altro ancora. Prima di arrivare a una tale giudizio negativo, l’organizzazione ha analizzato la policy sulla privacy di 25 noti marchi automobilistici, notando che nessuno di questi era in grado di soddisfare gli standard minimi in termini di sicurezza che aveva prefissato.
Oltre la metà delle compagnie, infatti, sono disposte a condividere i dati degli utenti con il governo o le forze dell’ordine, senza neppure richiedere un’autorizzazione ai diretti interessati. E ben il 92% dei marchi di settore dà ai conducenti “poco o nessun controllo sui propri dati personali”, fatta eccezione per le europee Renault e Dacia. Ad aver sconvolto gli analisti di Mozilla Foundation, però, è stata la politica sulla privacy di Nissan, definita “sconcertante, inquietante, spaventosa, triste e caotica”, perché la compagnia è chiaramente in grado di raccogliere e condividere dati sull’attività sessuale, informazioni sulla salute e altri dati sensibili degli utenti. Inoltre, come se non bastasse, la società utilizza le informazioni personali per “creare un profilo consumatore che ne rifletta le preferenze, le caratteristiche, le tendenze psicologiche, le predisposizioni, il comportamento, gli atteggiamenti, l’intelligenza, le capacità e le attitudini” per finalità di marketing ben precise.
Di tutta risposta, la stessa Nissan ha fatto sapere di prendere “molto sul serio la privacy e la protezione dei dati” di dipendenti e utenti, precisando di rispettare tutte le regole applicabili nel settore e di fornire la massima trasparenza sulla questione. Un commento che non sembra aver convinto gli analisti di Mozilla Foundation, secondo cui tutti i marchi del settore automobilistico hanno la tendenza a raccogliere e condividere i dati sensibili degli utenti senza averne troppa cura. Nei rari casi in cui le compagnie non sono disposte a vendere queste informazioni a compagnie di terze parti, risultano comunque vulnerabili a cyberattacchi o a fughe di dati e violazioni, come è recentemente accaduto a Volkswagen, Audi, Toyota e Mercedes-Benz. Insomma, su qualunque marchio ricada la scelta per l’acquisto di un auto, la vostra privacy è in pericolo. Perché, come dice chiaramente Mozilla Foundation, “sono tutti cattivi”.