venerdì, Ottobre 11, 2024

Specie, dovremmo cambiare il loro nome scientifico se oggi suona offensivo?

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Cresce il numero di richieste per la sostituzione di certi nomi scientifici, attribuiti in passato a specie animali o vegetali allora appena scoperte e oggi considerati come eticamente scorretti. Come riporta una news di Science che ripercorre la vicenda, si tratta di richieste avanzate da parte di zoologi e specialisti di tassonomia (la branca della ricerca che si occupa di attribuire un nome scientifico a ciascuna nuova specie scoperta), alle quali la Commissione Internazionale sulla Nomenclatura Zoologica ha risposto all’inizio di quest’anno con un articolo pubblicato sullo Zoological Journal of the Linnean Society. La Commissione sostiene in pratica che rinominare i taxa su basi etiche rischia di minacciare la stabilità della nomenclatura scientifica. Ma è giusto continuare a chiamare Hypopta mussolinii una specie di farfalla scoperta in Libia durante gli anni del fascismo?

Una questione etica, ma non solo

Gli esempi che si possono fare sono davvero molti, dalla Anophthalmus hitleri, alla più recente Neopalpa donaldtrumpi. Quest’ultima, si parla di un specie di falena, battezzata nel 2017 con questo nome nel tentativo, avevano scritto gli autori nel rispettivo articolo, di attirare l’attenzione pubblica sull’animale e sulla necessità di proteggerne gli habitat naturali. Ma anche a prescindere dalla questione etica o dalle ragioni più o meno nobili che determinano una certa scelta, nomi ispirati a personaggi pubblici rischiano in alcuni casi di rendere la specie in questione addirittura più vulnerabile: come riporta un articolo di The Conversation, il piccolo coleottero Anophthalmus hitleri è stato negli ultimi anni portato sull’orlo dell’estinzione da gruppi neo-nazisti che ne fanno incetta per conservarlo a mo’ di cimelio.

Ancora più problematici sono i casi in cui il nome del personaggio “di spicco” è stato usato per identificare un intero genere: tutte le specie appartenenti a quel genere conterranno il riferimento all’interno del proprio nome ufficiale. Un esempio, come riporta ancora The Conversation, è il genere Hibbertia, che identifica un grande numero di specie floreali australiane. Il riferimento in questo caso è al botanico George Hibbert vissuto nel diciannovesimo secolo e notoriamente arricchitosi grazie alla tratta degli schiavi.

Il valore delle parole

E, sempre rimanendo in tema di piante, la questione secondo gli esperti dovrebbe essere estesa anche a parole, oggi considerate come offensive, incluse nella radice di alcuni nomi scientifici. Un esempio, riporta ancora su The Conversation Kevin Thiele, professore presso la University of Western Australia, è “caffra”: Dovyalis caffra, per esempio, è un arbusto sempreverde originario dell’Africa. La parola è oggi bandita dall’utilizzo in Sudafrica perché considerata come offensiva nei confronti delle persone di colore.

Si potrebbe andare avanti praticamente all’infinito, ma la domanda fondamentale che si pongono oggi alcuni esperti in materia è se il concetto di stabilità a cui finora si è appellata la Commissione Internazionale sulla Nomenclatura Zoologica non sia trattato con eccessiva reverenza. “Crediamo che la scienza, compresa la tassonomiaconclude Thiele -, debba essere socialmente responsabile e responsiva. La scienza è inserita nella cultura piuttosto che essere ospitata in torri d’avorio e gli scienziati dovrebbero lavorare per il bene comune piuttosto che seguire ciecamente la tradizione”.

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