Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
A quasi tre giorni dal terremoto in Marocco che, stando all’ultimo conteggio ufficiale, ha provocato per ora più di duemila vittime, sono attesi i primi soccorsi umanitari internazionali. Il terremoto di venerdì 8 settembre, registrato alle 22.45, ha avuto il suo epicentro a circa settanta chilometri a nord-est di Marrakech, a una profondità di circa 18.5 chilometri. Ma le scosse non sono terminate: l’ultima, di magnitudo 3.9, si è verificata domenica 10. Alcuni villaggi situati sulla catena montuosa dell’Atlante colpita dal sisma sono completamente distrutti.
La situazione sul campo
In totale, le persone bisognose di aiuto a seguito del sisma sono 300mila. Migliaia hanno trascorso la notte all’addiaccio. Per i soccorsi gli ostacoli sono molti e, in alcune circostanze, apparentemente insormontabili. Il governo ha mobilitato l’esercito per la ricerca dei dispersi e per la distribuzione di acqua agli sfollati.
Le prime testimonianze raccolte dai media parlano di zone completamente isolate a causa dei crolli causati dal sisma. Strade e collegamenti fondamentali per i soccorsi sono impossibili da attraversare o in via di sgombero. Sin da subito, in mancanza di mezzi a disposizione, si è iniziato a scavare a mani nude, in attesa dei soccorsi. La Croce rossa internazionale, che ha lanciato una campagna per sostenere la Mezzaluna rossa del Marocco, ha previsto che “l’emergenza potrebbe durare mesi, se non anni”.
La strategia degli aiuti
Il ministero degli Interni ha accettato al momento aiuto da parte di soli quattro paesi: Spagna, Regno Unito, Emirati arabi uniti e Qatar. La scelta è frutto di una precisa valutazione delle necessità e suggerisce che un “sovraffollamento” di aiuti potrebbe portare a una mancanza di coordinamento tra le forze in campo.
A farsi avanti per offrire aiuto al regno di Marocco sono stati anche Francia, dalla quale il paese nordafricano ha proclamato l’indipendenza nel 1956, Turchia, Stati Uniti, Kuwait e Israele, con cui il Marocco ha normalizzato le relazioni nel 2020, quando in cambio di un’apertura nei confronti di Tel Aviv “Rabat ha ottenuto dall’amministrazione Trump il riconoscimento dell’annessione dei territori del Sahara Occidentale” contesi con l’Algeria, spiega Pagine Esteri. Anche l’Algeria, nonostante la rottura dei rapporti con il Marocco del 2021, si è offerta per prestare i soccorso, ma Rabat sembra voler procedere con molta cautela. Dall’Italia ha teso la mano il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mentre il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci ha comunicato la disponibilità a inviare una squadra di vigili del fuoco ed equipaggiamento per mille posti letto.
Le ragioni della cautela
Il Marocco, entrato nel secondo dei tre giorni di lutto nazionale proclamato da Re Mohammed VI, sembra voler soppesare con cautela la provenienza degli aiuti e le eventuali contropartite. Una mano tesa può essere letta come un grimaldello per modificare gli equilibri esistenti. Basti pensare all’offerta di aiuto dell’Ucraina di Zelensky nei confronti della Siria colpita, insieme alla Turchia, dal sisma di febbraio. Kyiv offrì a Damasco sostegno umanitario, nonostante il presidente siriano Bashar Al Assad sia uno dei più fedeli allearti di Vladimir Putin.