domenica, Ottobre 6, 2024

Intelligenza artificiale, a Tim Burton non piace che imiti il suo stile

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Come poteva sfuggire Tim Burton all’ondata di creatività indotta dall’intelligenza artificiale? Un regista come lui, il cui immaginario oscuro e grottesco è così ben delineato e riconoscibile, non poteva che diventare a sua volta un archetipo per l’arte generativa che sta spopolando negli ultimi mesi. Per esempio è molto facile immaginare come verrebbero rappresentate le principesse Disney se subissero il trattamento Sposa cadavere, o come diventerebbero i protagonisti di saghe come Il Signore degli anelli o Harry Potter se a dirigerli fosse stato il creatore di Edward mani di forbice. Eppure è il diretto interessato a non amare particolarmente questi trattamenti digitali.

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In una recente intervista al giornale britannico The Independent, Burton ha espresso una reazione molto contrariata a questo tipo di appropriazione: “Hanno fatto una mia versione AI dei personaggi Disney. Non riesco a esprimere come mi sono sentito”, ha dichiarato: “Mi ha ricordato quelle culture che dicono: ‘Non fotografarmi sennò mi rubi l’anima’”. Per il regista, attualmente impegnato nella realizzazione di Beetlejuice 2 (pare manchi una manciata di giorni al termine delle riprese, bloccate però dagli scioperi di Hollywood), si tratta di un’indebita appropriazione di creatività: “È come se ti succhiassero via qualcosa, ti sottraggono qualcosa dall’anima o dalla psiche. È molto disturbante, specialmente se ti riguarda da vicino. Come se un robot si appropriasse della tua umanità, della tua anima”.

Il dibattito sull’arte creata dall’intelligenza artificiale è in effetti piuttosto acceso, soprattutto dopo che negli ultimi tempi abbiamo visto immagini create digitalmente che sfruttano i tratti distintivi e a volte addirittura elementi di copyright da svariati artisti, autori e franchise notissime, da Harry Potter a Star Wars. Un altro che ha espresso critiche nei confronti di questa pratica è Wes Anderson, di recente al cinema con Asteroid City: “Se qualcuno mi manda cose del genere gli chiedo subito di cancellarle e di non mandarmene più”, ha detto a The Times of London: “Non voglio guardarle e iniziare a chiedermi: ‘È davvero quello che faccio? Significa davvero questo?’”. La ricerca di paletti all’utilizzo dell’intelligenza artificiale è anche uno dei snodi centrali per cui combattono sceneggiatori e attori in sciopero a Hollywood. Che i registi siano i prossimi?

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