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Dopo il devastante terremoto che nella notte tra venerdì 8 e sabato 9 settembre ha colpito il Marocco provocando quasi tremila vittime, l’11 settembre una nuova calamità naturale ha colpito il nord Africa. Stavolta a provocare grande distruzione è stato il ciclone Daniel, che si è abbattuto sulla Libia, causando gravi inondazioni. La tempesta ha provocato piogge stimate tra i 50 e i 250 millimetri di acqua, con venti di 180 chilometri orari che hanno sferzato l’est del paese. I danni maggiori si registrano in Cirenaica, regione che da anni attraversa conflitti interni e instabilità.
Le devastazioni e le vittime
A soffrire maggiormente degli effetti della tempesta è stata Derna, una città di circa centomila abitanti che è sommersa da tre metri di acqua. Le immagini che circolano in queste ore mostrano le strade trasformate in veri e propri fiumi in piena. A provocare questo impressionante sversamento di acqua è stato il crollo di due dighe costruite lungo il fiume Wadi che, spiega Avvenire, “scende dalle vicine montagne fino alla città” dove si sarebbero riversati improvvisamente 33 milioni di metri cubi d’acqua.
Si contano finora circa duemila vittime, mentre l’esercito guidato dal signore della guerra Khalifa Haftar (“l’uomo forte della Cirenaica”, in rotta di collisione con il governo di unità nazionale della Libia di Tripoli guidato dal primo ministro ad interim Abdul Hamid Dbeibah) stima al momento seimila dispersi. La maggior parte delle vittime dovrebbe essere situata proprio a Derna. Ci sono morti anche nelle città di Al-Bayda e Sussah. A Bengasi, dove ci si aspettano più di cento vittime, è stato imposto il coprifuoco e le scuole sono state chiuse.
Le aree colpite, scriveva ieri sera Ansa, ospitano i principali giacimenti e terminali petroliferi della regione, tanto che la National petroleum company (Noc) avrebbe “annunciato lo stato di massima allerta e la sospensione dei voli tra i siti di produzione dove l’attività è stata drasticamente ridotta”. Probabilmente le ripercussioni si riprodurranno sul mercato del petrolio, già caratterizzato dai tagli alla produzione decisi dall’organizzazione Opec.
Gli aiuti internazionali
Come accaduto per il Marocco, anche per la Libia si è attivata la macchina delle offerte di aiuti internazionali. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani si è detto al lavoro per “valutare il tipo di aiuti da inviare subito al popolo libico”, mentre la Turchia starebbe già inviando un secondo aereo di aiuti. In prima linea anche la Francia di Emmanuel Macron – che negli anni più duri della guerra civile sosteneva Haftar – che ha comunicato il suo impegno nella mobilitazione delle risorse. Con loro la Tunisia, l’Algeria e il Qatar si sono offerti per dare aiuto, così come l’Egitto, che potrebbe essere la nuova tappa del ciclone Daniel. Durante la scorsa settimana la perturbazione aveva provocato già 27 morti tra Grecia, Turchia e Bulgaria.