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Settantasei anni dopo il famigerato incidente di Roswell, quando un pallone aerostatico ad alta quota – o forse qualcos’altro – si schiantò nel sud-est del New Mexico, negli Stati Uniti la Nasa si è pronunciata ufficialmente sugli avvistamenti di Ufo. Ma non c’è da entusiasmarsi troppo: non sono arrivate conferme o smentite circa l’esistenza degli alieni. Un rapporto pubblicato il 14 settembre dal gruppo di studio indipendente dell’agenzia descrive invece come la Nasa dovrebbe valutare le nuove segnalazioni di “fenomeni anomali non identificati” (Uap), il termine che oggi le agenzie federali statunitensi adottano al posto di Ufo. Il documento sottolinea che l’agenzia dovrebbe utilizzare l’apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale come strumenti di analisi, ma che per farlo avrà bisogno di dati di qualità superiore da analizzare.
“La Nasa va alla ricerca dell’ignoto nello spazio. È nel nostro Dna – ha dichiarato l’amministratore della Nasa Bill Nelson durante una conferenza stampa –. Il risultato principale dello studio è che c’è ancora molto da imparare. La Nasa non ha trovato alcuna prova sul fatto gli Uap abbiano un’origine extraterrestre, ma non sappiamo cosa siano”. Nelson ha descritto il progetto del team come parte di uno sforzo più ampio volto a “spostare il dibattito sugli Uap dal sensazionalismo alla scienza”, ridurre i pregiudizi associati alle segnalazioni e “assicurarsi che le informazioni siano condivise in modo trasparente in tutto il mondo“.
Una questione di dati
Il problema principale, sottolineano Nelson e gli autori del rapporto, è che se da un lato abbondano le testimonianze oculari sulla presenza di strane luci nel cielo, dall’altro sono stati raccolti pochissimi dati standardizzati e di alta qualità su questi incidenti. La maggior parte delle segnalazioni infatti è relativa a un avvistamento fugace. Come si legge nel rapporto, ” è nella natura della scienza esplorare l’ignoto, e i dati sono il linguaggio che gli scienziati usano per scoprire i segreti del nostro universo. Nonostante i molti resoconti e le numerose immagini, l’assenza di osservazioni coerenti, dettagliate e selezionate fa sì che al momento non disponiamo dell’insieme di dati necessari per trarre conclusioni scientifiche definitive sugli Uap“. Il lavoro di analisi, prosegue il rapporto, “è ostacolato dalla scarsa calibrazione dei sensori, dalla mancanza di misurazioni multiple, dalla mancanza di metadati dei sensori e dalla mancanza di dati di riferimento“.
Lo scorso autunno, la Nasa aveva annunciati i 16 membri del team, che comprende astrofisici, un ex astronauta, funzionari dell’Amministrazione federale dell’aviazione (Faa), un dirigente del settore aerospaziale privato, un oceanografo, un ingegnere elettrico e un giornalista scientifico. I funzionari dell’agenzia hanno chiarito che l’astrobiologia e la ricerca di intelligenza extraterrestre, o Seti, esulano dallo scopo di questa iniziativa. Il punto piuttosto è capire come gestire eventuali prove future. Il 31 maggio, nel corso di un lungo incontro pubblico e di una conferenza stampa, Dan Evans, amministratore della ricerca presso la Science Mission Directorate della Nasa, aveva sottolineato che lo scopo dell’iniziativa non è avviare nuove indagini, ma piuttosto capire come affrontare al meglio le nuove segnalazioni. “L’obiettivo principale non è quello di esaminare filmati sgranati, ma di fornire una tabella di marcia per il futuro“, ha affermato.