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Presto X potrebbe diventare a pagamento per tutti, visto che Elon Musk ha paventato l’ipotesi di introdurre un micro abbonamento anche per il semplice accesso e uso di base, senza spunta blu e servizi annessi. Inutile specificare come la dichiarazione emersa durante l’incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu abbia sollevato un bel polverone sul social una volta noto come Twitter. Quali sono le motivazioni di questo possibile cambio così drastico?
Vi abbiamo raccontato nel dettaglio tutte le differenze tra il Twitter del passato e il nuovo X con le modifiche e le novità introdotte dalla nuova gestione di Elon Musk. Il servizio una volta noto come Twitter Blue e ora come X Premium fa da spartiacque, garantendo molte più opzioni e funzioni oltre che maggiore visibilità e la possibilità di accedere a parte dei ricavi pubblicitari. Tuttavia, uno dei capisaldi era l’uso gratuito e libero per chi era interessato principalmente solo a leggere e interagire con utenti o pagine. Ebbene, presto anche questo tier potrebbe diventare a pagamento, seppur con una somma molto contenuta: “Credo sia l’unico modo per combattere gli eserciti di bot, l’unica difesa possibile”, ha dichiarato Musk durante l’incontro in streaming con Netanyahu, deviando in parte dall’argomento principale della lotta all’antisemitismo sulla piattaforma.
Il piccolo pagamento potrebbe insomma rendere più difficoltoso l’assalto in massa di sistemi automatizzati che sfruttano proprio le utenze gratuite per azioni al limite del regolamento, diventate sempre più frequenti dal cambio di nome e direzione del social network. L’idea di Musk per ora non si è ancora concretizzata in un progetto a breve o lungo termine, ma è ben noto come il magnate voglia modificare profondamente il portale verso la difficile direzione dell’app-tuttofare che da sempre è uno dei suoi obiettivi più importanti da raggiungere. Intanto, ci sono altre priorità: sempre durante l’incontro Musk ha sottolineato come X stia ancora generando un flusso di cassa negativo per via di una perdita del 59% degli introiti pubblicitari rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.