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Le specie invasive hanno per l’economia globale un costo di 423 miliardi di dollari all’anno. Ma granchi blu e formiche rosse, che infestano il nostro paese, non sono nulla rispetto ai danni che possono provocare dei semplici gatti in un territorio così unico e delicato come è l’Australia. Un recente rapporto delle Nazioni Unite ha identificato le specie invasive come la principale causa della perdita di biodiversità in Australia. Tra tutte le specie invasive, secondo quanto affermato dal Ministro dell’Ambiente australiano, Tanya Plibersek, i gatti selvatici emergono come il problema più grave, causando la morte di circa due miliardi di animali all’anno.
La vicenda:
L’impatto ambientale
In risposta a questa sfida, il governo del paese ha annunciato questa settimana un nuovo piano d’azione, ribadendo la sua determinazione a combattere la presenza dei gatti selvatici nel paese, ma che avrà anche un impatto sui felini domestici. Questo piano comprende iniziative come la creazione di programmi destinati ai cacciatori per ridurre la popolazione di gatti selvatici mediante azioni di abbattimento mirato e la pratica dell’eutanasia per alcuni gatti catturati in natura, oltre che l’introduzione di guinzagli e coprifuoco per i gatti domestici, al fine di limitare il loro accesso alla fauna selvatica.
Secondo uno studio del governo federale, in Australia, gatti e volpi costituiscono una minaccia grave per la fauna selvatica e gli equilibri ecologici, causando la morte di oltre 2,6 miliardi di animali selvatici ogni anno. Introdotto con i primi coloni europei nel tardo XVIII secolo, il gatto domestico europeo (Felis catus) non ha trovato predatori naturali significativi nell’intero continente, potendo così riprodursi senza limiti e decimando velocemente le specie autoctone che si trovarono impreparate alle tecniche di caccia del felino. La situazione è complicata se si pensa che oggi sono presenti nel paese circa 2,8 milioni di feral cat (gatti randagi), e 6,6 milioni di gatti domestici che contribuiscono a eliminare ogni anno un numero impressionante di animali selvatici, tra cui 466 milioni di rettili, 265 milioni di uccelli e 815 milioni di piccoli mammiferi.
L’impatto significativo della predazione dei gatti sulla fauna australiana ha provocato conseguenze devastanti, portando all’estinzione o al rischio critico molte specie rare e locali. Queste specie includono diversi marsupiali come il bandicoot del deserto, il bilby dalle orecchie grandi, il numbat, e il quokka, quest’ultimo classificato come specie vulnerabile. La sottospecie del bilby (un marsupiale notturno) il bilby settentrionale, è stata dichiarata completamente estinta a causa dell’azione dei gatti predatori.
Il piano del governo
L’attuale stretta contro i felini in Australia, promossa dall’autorità federale e fortemente sostenuta sia da partiti ambientalisti che dalla comunità scientifica, non rappresenta una novità assoluta. Infatti, il governo australiano aveva già dichiarato una sorta di “guerra” ai gatti selvatici nel 2015 e poi nel 2021 con la messa a punto della legge Cat containment, che introduceva le prime strette anche sugli esemplari domestici. Ma la lotta contro le specie invasive introdotte dagli europei nel continente australe è stata una costante priorità del paese, come dimostrato dalle anche estreme misure governative adottate per affrontare la problematica dei conigli selvatici europei (Oryctolagus cuniculus) anche essi introdotti forzatamente in un territorio impreparato ad ospitarli e moltiplicatisi senza controllo. Queste misure inclusero l’introduzione di virus e parassiti che riuscirono a ridurre drasticamente le popolazioni dell’animale, evitando danni stimati in oltre 1 miliardo di dollari.
Come sostiene la professoressa Sarah Legge, docente di ecologia alla Australian National University “il governo ha lavorato sui gatti selvatici per molto tempo e, ad un certo punto, circa cinque anni fa, ha deciso che era il momento giusto per aprire lentamente la conversazione sui gatti domestici”. La recente proposta per il controllo dei felini, infatti, presenta nuove misure volte a prevenire che i gatti domestici sfuggano al controllo dei loro proprietari e diventino selvatici. Queste misure includono la valutazione di restrizioni più severe per i gatti domestici, come l’obbligo di tenerli in casa durante la notte, la limitazione del numero di gatti che una famiglia può possedere e la creazione di comunità senza gatti, specie su alcune isole, contribuendo così a preservare la fauna autoctona e a mantenere sotto controllo le popolazioni di felini invasivi.
La trappola contro gli esemplari selvatici
Tempo fa si era anche discusso dell’introduzione di trappole per l’eliminazione dei gatti selvatici, un metodo di contenimento ancora diffuso nel paese. A questo scopo sta per arrivare in Australia un nuovo apparecchio tecnologico noto come “Felixer”, sviluppato dalla società di Melbourne Thylation. Si tratta di un dispositivo automatico ideato per essere posizionato nelle foreste vicine alle principali città australiane, con l’obiettivo specifico di eliminare i gatti inselvatichiti e altre specie dannose. Questa macchina, una volta attivata, spruzza un gel tossico sugli animali che, leccandosi, ingeriscono la sostanza e muoiono avvelenati. Secondo i produttori di questo dispositivo, il Felixer è una tecnologia avanzata che ha la capacità di distinguere tra specie autoctone e gatti selvatici. Inoltre, è in grado di migliorare continuamente la sua capacità di riconoscimento grazie agli aggiornamenti delle immagini dei bersagli nel suo software. Questa macchina entra in funzione solo quando due sensori rilevano contemporaneamente la forma di un gatto o di una volpe emettendo “esche audio” per attirare gli animali. Ma un sensore inferiore impedisce che il gel venga sparato a specie come echidne e vombati, mentre un sensore superiore garantisce la sicurezza degli animali più grandi, come emù e dingo. Il dispositivo, alimentato a energia solare, contiene 20 cartucce di gel, si rigenera automaticamente dopo lo sparo e scatta fotografie di tutti gli animali rilevati.