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La medusa a pois (Phyllorhiza punctata) è l’ennesima ad entrare nella lista delle specie alloctone (anche dette aliene, o non autoctone) che stanno iniziando a popolare il Mar Mediterraneo. Principe della cronaca in questo momento è il famigerato granchio blu (Callinectes sapidus), che sta proliferando a ritmi molto elevati, causando non pochi problemi agli allevamenti di cozze e vongole di Emilia-Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Ma sono anche altre le specie che stanno approfittando dell’aumento delle temperature nel bacino del Mediterraneo per espandere il proprio habitat. Nel caso della medusa a pois, avvistata nel golfo di Olbia dai tecnici del Dipartimento di Sassari e Gallura dell’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale), il problema è soprattutto di tipo ambientale, dato che questa specie non costituisce un pericolo diretto per gli esseri umani ed è considerata come poco urticante.
La medusa a pois
La specie appartiene alla famiglia delle Mastigiidae ed è originaria dell’Oceano Pacifico Occidentale, in particolare delle acque che bagnano l’Australia o il Giappone. Vive generalmente in acque calde o temperate, per questo si trova spesso nelle aree prossime alla costa. Può raggiungere dimensioni notevoli, con un diametro che può arrivare a misurare anche 60 centimetri. Come si evince dal nome, a renderla particolarmente riconoscibile sono le macchie bianche che punteggiano il suo ombrello.
Una delle ipotesi sul suo arrivo nel Mediterraneo è che abbia seguito la cosiddetta migrazione lessepsiana, ovvero che sia passata dal Mar Rosso per poi attraversare il canale di Suez. Oppure, come nel caso del granchio blu, un’altra ipotesi è che sia stata introdotta attraverso il traffico navale e, in particolare, tramite le acque di zavorra delle navi cargo. La sua comparsa nel Mediterraneo sembra risalire addirittura al 1965, quando sarebbe stata avvistata lungo le coste israeliane. Le segnalazioni più recenti, specialmente per quanto riguarda le acque che bagnano la Sardegna, risalgono invece al 2009.
I possibili pericoli
“Negli ultimi anni – si legge nella nota rilasciata da Arpa Sardegna – questa specie viene segnalata sempre con maggiore frequenza, poiché nei nostri mari ha sicuramente trovato condizioni ideali al suo ambientamento”. La nota parla di “numerosi esemplari” avvistati nei pressi del golfo di Olbia. Come anticipato, il problema non riguarda direttamente la salute umana, dato che la specie è considerata come poco urticante. Tuttavia, nutrendosi di plancton, larve e uova di pesci, la sua presenza in un ambiente del quale non è originaria potrebbe costituire un rischio per la conservazione degli ecosistemi locali. Al momento non è chiaro quale impatto possa avere la sua presenza sul lungo termine, quello che sappiamo è che in passato ha causato ingenti danni economici nelle aree in cui si è introdotta in modo massiccio, anche a causa del fatto che tende ad incastrarsi nelle reti da pesca, impedendone il normale funzionamento. Un esempio è quello del Golfo del Messico, dove nel 2000 è stata protagonista di una vera e propria invasione.