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Mikhail Matveev non ha bisogno di presentazioni. Conosciuto anche con i nomignoli Wazawaka e Boriselcin, all’inizio dell’anno il cybercriminale russo è stato accusato dal governo degli Stati Uniti di essere il responsabile di una serie di “attacchi significativi” ad aziende e infrastrutture sensibili a livello globale. E di essere una “figura centrale” nello sviluppo e nella diffusione delle famigerate varianti di ransomware Hive, LockBit e Babuk, che negli ultimi mesi hanno fatto centinaia di vittime in tutto il mondo. Insomma, un’attività illecita piuttosto intensa, che ha portato l’FBI a inserire Matveev in cima all’elenco dei cybercriminali più ricercati al mondo.
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Dal canto suo, il russo sembra essere tutt’altro che preoccupato di essere finito nel mirino delle autorità governative statunitensi. Anzi, dall’inizio del mese Matveev ha cominciato a provocare i federali condividendo su alcuni canali social l’immagine di una maglietta con la stampa della sua faccia, accompagnata dalla tradizionalissima scritta “Most wanted”, e lanciando un sondaggio tra i suoi follower per sapere se fossero davvero interessati al merchandising dei suoi prodotti. Un gesto controverso, la cui veridicità è stata messa in dubbio dai più, considerando che del cybercriminale non c’è traccia alcuna – online e offline – da oramai un po’ di tempo.
Certo, ogni tanto Mikhail Matveev fa parlare di sé per aver rilasciato una lunga intervista a testate di cybersecurity, per aver pubblicato un selfie che lo ritrae mentre guida ascoltando i Metallica o per aver condiviso qualche tweet velenoso sull’Fbi, ma il più delle volte il cybercriminale russo rimane nascosto chissà dove nella sua madrepatria, così da evitare un’eventuale estradizione negli Stati Uniti. Con la condivisione della sua ultima invenzione, la maglia che riprende la scelta dell’Fbi di inserirlo tra i cybercriminali più ricercati, Matveev è arrivato a deridere pubblicamente le autorità governative statunitensi.