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In televisione torna, non senza qualche polemica, il Mercante in Fiera: la versione del famoso gioco di carte adattata al piccolo schermo. Dal mazzo più classico a quelli più bizzarri, questo passatempo affonda le sue radici nella storia dell’Italia dal 1700 fino ad oggi: uno degli intrattenimenti più antichi con cui si trascorrono, per esempio, le festività natalizie insieme alla famiglia. Ma come funziona esattamente il gioco del Mercante in Fiera e quali sono le origini di questo fortunatissimo gioco di carte?
Come funziona e i mazzi di carte
I celebre gioco di carte viene oggi praticato con due mazzi speciali dalle tipiche figure. Per sedersi a un tavolo in cui si gioca al Mercante in Fiera c’è bisogno di aguzzare l’ingegno, adottare una buona strategia e, ovviamente, avere un pizzico di fortuna. Ogni carta del mazzo rappresenta un oggetto o una figura diversa, non ci sono i semi come nelle carte francesi o napoletane. L’obiettivo del gioco è quello di accumulare il maggior numero di carte, sia tramite l’acquisto da parte degli avversari sia attraverso scambi astuti con il mercante, che ha il compito di gestire il gioco e condurre l’asta per vendere le carte agli altri partecipanti.
Sebbene alcune figure siano ricorrenti nelle diverse versioni del gioco, come la gondola, altre sono specifiche di singoli mazzi tematici dedicati ai soggetti più vari e bizzarri: dai bersagliere alla castellana. La storica azienda italiane di carte da gioco, Dal Negro, ha invece tenuto fede alla tradizione proponendo due distinte versioni: l’iconica edizione con il retro delle carte decorato con i celebri palloncini colorati e la versione delle classiche Carte Masenghini, lasciate in eredità dalla vecchia azienda Masenghini.
La storia del gioco
L’origine del gioco si rifà a quella della lotteria e risale probabilmente al 1500 quando Geronimo Bambarara, uno straccivendolo di Venezia, ideò questo semplice passatempo: vendere dei biglietti per pochi soldi e permettere agli acquirenti di partecipare all’estrazione finale di un premio. Le prime notizie di un gioco di carte analogo all’attuale e chiamato appunto Mercante in Fiera, invece, si hanno verso la metà del 1700, ed è proprio in questo secolo che emergono le prime fonti scritte di questo gioco. In particolare, si raccontava che il commediografo e scrittore Carlo Goldoni si divertisse a giocare al Mercante in Fiera a Venezia e ne fu talmente affascinato e catturato da inserirlo nella sua commedia “Una delle ultime sere di Carnovale”. Il gioco raggiunse una grandissima fama in pochissimo tempo, tanto che il governo dell’epoca decise di tassarlo, e da allora si è diffuso con molto successo arrivando fino ai giorni nostri con sempre nuove versioni aggiornate e più radicate al terriorio. Come l’edizione dedicata al patrimonio culturale della Regione Campania per favorire la scoperta di musei, luoghi d’arte e cultura locale, o al “Romano in Fiera” un’edizione realizzata in collaborazione con Rome is More, ideata per raccontare gli elementi tipici romani o ancora al “Bolognese in Fiera”, prodotto in collaborazione con Minerva Edizioni, dedicato ai simboli della bolognesità.