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OpenAI, la società che ha sviluppato ChatGPT, potrebbe vendere azioni in virtù di una strategia finalizzata ad aumentare la valutazione e a farla balzare dagli attuali 29 a una cifra compresa tra gli 80 e i 90 miliardi di dollari. Lo riporta TechCrunch, che cita un rapporto formulato dal Wall Street Journal. Secondo quanto trapela, la società attiva nel campo dell’intelligenza artificiale avrebbe consentito ai propri dipendenti di vendere le azioni in loro possesso, preferendo questa soluzione all’emissione di altre nuove.
Lo scorso aprile l’azienda guidata dall’amministratore delegato Sam Altman ha raccolto più di 300 milioni di dollari di finanziamenti da parte di investitori come Sequoia Capital, Andreessen Horowitz, Thrive e K2 Global, arrivando proprio alla valutazione totale di 29 miliardi di dollari. Parallelamente, ha investito nella società di San Francisco anche Microsoft, con un’operazione annunciata e conclusasi a gennaio che, secondo le stime di TechCrunch, si aggirerebbe attorno al valore di 10 miliardi di dollari.
Tutti questi numeri sottolineano ancora una volta il successo di OpenAI. In particolare, ChatGPT è stato e continua a essere una delle innovazioni tecnologiche più impattanti degli ultimi anni, avendo dato di fatto a tutti la possibilità di generare saggi, poesie e riassunti, ma anche codice in pochi passaggi, semplicemente digitando istruzioni testuali.
E non è finita qui: presto gli utenti potranno anche avere una conversazione vocale con il chatbot. Sarà per esempio possibile chiedere a ChatGPT di inventare una favola della buonanotte con alcuni suggerimenti vocali o di spiegare cosa ci sia in determinate immagini. Tutto questo grazie al nuovo modello di sintesi vocale capace di generare voci simili a quelle umane dal testo e da pochi secondi di discorso campionato. OpenAI, che per il 49% è posseduta da Microsoft, ha annunciato a fine agosto di prevedere il raggiungimento di un miliardo di dollari di entrate nel 2023.