sabato, Ottobre 5, 2024

Terremoto: la scossa nella zona dei Campi Flegrei è la più forte degli ultimi 39 anni

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La scossa di terremoto registrata questa notte, esattamente alle 3.35, nella zona dei Campi Flegrei e avvertita fino a Napoli, è la più forte degli ultimi decenni. A riferirlo è l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), secondo cui da ieri mattina, precisamente dalle ore 5:06 del 26 settembre scorso, è in corso uno sciame sismico ai Campi Flegrei costituito da circa 64 eventi, con magnitudo massima 4.2. In particolare, gli epicentri sono stati localizzati nella zona dell’Accademia-Solfatara (Pozzuoli) e nel Golfo di Pozzuoli, mentre il terremoto di magnitudo maggiore è avvenuto ad una profondità (ipocentro) di 2,7 chilometri nell’area compresa tra Bagnoli e Pozzuoli. Dalle prime verifiche, secondo la Protezione civile, non risultano danni segnalati.

I Campi Flegrei

Ricordiamo che l’area dei Campi Flegrei consiste in una depressione larga circa 14 km, con diversi centri vulcanici posti in quella che viene definita “caldera”, abitata da 360mila persone. Sebbene l’ultima eruzione risalga al 1538 e non ci sia quindi attività eruttiva oggi, il super-vulcano è irrequieto da oltre 70 anni, come mostrato da fumarole, sorgenti termali e terremoti. Questi ultimi sono tuttavia riconducibili al fenomeno del bradisismo, ossia il lento sollevamento o abbassamento del suolo, accompagnato appunto dall’attività sismica. Dal 2005 a oggi, come riferisce l’Ingv, questo fenomeno si è intensificato: è in atto un nuovo sollevamento del suolo che lo scorso luglio ha raggiunto 113 centimetri nell’area di Rione Terra (Pozzuoli, parte storica).

Il super-vulcano irrequieto

Solamente qualche giorno fa vi abbiamo raccontato come per ora la probabilità di un’eruzione imminente sia relativamente bassa, perché non ci sono evidenze di risalita di magma verso la superficie. Infatti, in occasione dell’ennesima scossa di terremoto (di magnitudo 2.5), registrata lo scorso 22 settembre tra l’area di Pozzuoli e Napoli ovest, Francesca Bianco, direttrice Vulcani dell’Ingv, aveva spiegato che “nessuno dei dati indica che si tratti del precursore di un’eruzione prossima ad accadere”. Tuttavia, precisano dall’Ingv, il vulcano “ha la sua inarrestabile naturale evoluzione e, prima o poi, tornerà a eruttare”.

La scossa più forte

“La dinamica dei Campi Flegrei è costantemente monitorata dalle reti di monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano, in stretto contatto con il Dipartimento della Protezione Civile”, commenta Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio vesuviano dell’Ingv. “I parametri geofisici e geochimici analizzati, sia in pozzo che nelle emissioni idrotermali, indicano il perdurare della dinamica in corso, con sollevamento del suolo, che presenta nell’area di massima deformazione al Rione Terra una velocità media di circa 15 mm/mese dagli inizi del 2023, in lieve incremento negli ultimi giorni, e assenza di variazioni geochimiche significative nell’ultima settimana”, spiega l’esperto, sottolineando che attualmente non ci sono elementi che possano suggerire significative evoluzioni del sistema a breve termine, “fermo restando che una eventuale futura variazione dei parametri monitorati (sismologici, geochimici e delle deformazioni del suolo) può comportare una diversa evoluzione degli scenari di pericolosità”.

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