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Su tutto regna un’idea politica fortissima, una metafora molto semplice e molto efficace (proprio come in District 9). L’idea che gli Stati Uniti siano in guerra con l’IA e che questa si nasconda e sia aiutata dall’Asia, mette il paese militarmente più forte contro un gruppo meno organizzato e meno potente (un po’ come in Rogue One). Edwards, che è britannico, lo fa perché gli interessa raccontare l’incredibile violenza senza nessuna pietà degli Stati Uniti. Per farlo sta molto attento a dare peso a ogni morto, anche i personaggi nello sfondo che non conosciamo e vengono spazzati via, anche gli aiutanti, anche i robot quando muoiono sembrano una perdita ingiusta. Ogni atto degli americani, ogni arrivo dei mezzi pesanti, è una tragedia di morte e disperazione. Nonostante capiamo che sono mossi da paura e ordini superiori, che pensano di stare lavorando per la propria sopravvivenza contro un nemico che li ha attaccati e li minaccia, ci è chiara la disumanità degli Stati Uniti ed è facilissimo riconoscere come l’esercito americano si muova realmente e la loro ottusità a ogni trattativa o ingerenza esterna. I film di fantascienza degli ultimi 15 anni hanno spesso affermato come i robot o le intelligenze artificiali siano migliori e più umane di noi. Qui viene detto qualcosa di ancora più specifico: sono più umane degli americani.
Così bene fa questo lavoro The Creator che a un certo punto riesce a legare una frase come “Stanno arrivando gli americani” detta da uno dei ribelli, con la sensazione di paura perché è in arrivo la morte con cui non si può ragionare, una macchina che non si fermerà per nessuna ragione e farà una strage sovradimensionata pur di arrivare al proprio obiettivo. Quando poi realizziamo che tutta una gran parte della storia e dello scontro è ambientato in Asia, e in particolare nel Vietnam, il cerchio della metafora si stringe ancora di più. Ci sono armi kamikaze (di concezione geniale), bombardamenti e tecniche per riportare brevemente in vita i morti che hanno tutto di disumano, ma alla fine a vincere la partita del senso è la consapevolezza che l’arma terribile che gli americani temono, quella che devono fermare a tutti i costi e per raggiungere la quale sono disposti a ogni efferatezza, ha una sola funzione ed è l’opposto della violenza.