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Il binomio X-disinformazione è sempre attuale, purtroppo. Nella giornata di ieri Vera Jourova, commissario per i valori e la trasparenza dell’Unione Europea, ha pubblicamente dichiarato che il social di Musk è “la piattaforma con il maggior numero di post con informazione scorretta o disinformazione”. Un’affermazione frutto del risultato di un’analisi attenta della Commissione Europea, che ha esaminato oltre 6000 post unici su Facebook, Instagram, LinkedIn, TikTok, X e YouTube nei tre paesi in cui la diffusione di fake news rischia di crescere a dismisura per via dell’avvicinarsi delle elezioni e/o della vicinanza all’Ucraina: Spagna, Polonia e Slovacchia.
Un risultato tutt’altro che inaspettato, considerando che lo scorso maggio X ha abbandonato il Codice di condotta sulla disinformazione della UE subito dopo che i suoi funzionari hanno criticato la società per aver alimentato la propaganda russa , l’incitamento all’odio e altri comportamenti scorretti da parte della community internazionale. Questo, però, non significa che Musk sia “fuori dai guai”, dato che il codice è stato di recente inserito all’interno del più ampio Digital services act, la nuova normativa europea che punta a tenere sotto controllo le attività delle società protagoniste del digitale al fine preservare la sicurezza degli utenti. A tal proposito, un portavoce dell’Unione Europea ha ribadito “l’obbligo delle piattaforme online molto grandi, come X/Twitter, di mitigare i rischi che le loro piattaforme comportano per la diffusione della disinformazione”.
Come stabilito dal Dsa, infatti, i social media devono impegnarsi ad adottare misure volte a mitigare e/o ridurre la disinformazione, presentando alla Commissione Europea segnalazioni su eventuali comportamenti scorretti a cui assistono all’interno della propria community. Una richiesta che X potrebbe faticare a rispettare, considerando il disinteresse dimostrato da Elon Musk per la questione. Ma la Ue non sembra affatto intenzionata ad accettare comportamenti che potrebbero mettere a rischio la privacy dei propri cittadini. Questo significa che l’ex Twitter dovrà fare assolutamente qualcosa per evitare di incappare nelle pesanti sanzioni imposte dal Dsa.