martedì, Dicembre 10, 2024

Perché i robot si ispirano sempre di più al mondo animale

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Ma è certamente il mondo animale a fornire i copycat più interessanti e complessi. Secondo un filone  di tentativi che ha avuto anch’esso una preistoria della preistoria: il “trigger di Schmitt”, un rivoluzionario comparatore elettrico di soglia, è stato inventato proprio emulando il sistema di propagazione degli impulsi neuronali presente nei nervi dei calamari. O più recentemente il muso dell’iconico Shinkansen, il treno ad alta velocità giapponese, disegnato sulla forma aerodinamica del becco del martin pescatore. O in tempi ancor più prossimi: i copertoni da bagnato realizzati imitando le scanalature presenti nelle zampe delle rane. O adesivi potenti, creati in protocollo di nanofabbricazione, che replicano la chimica dei filamenti con cui i mitili resistono ancorati alle rocce, sciabordati dalle onde. Oppure, lo studio della forma delle piume dei gufi, affilate agli estremi e in grado di produrre un volo praticamente inudibile nella notte, per affinare il design delle un tempo rumorosissime turbine eoliche. Al centro, queste ultime, di uno progetto del California institute of Technology che ha ideato un nuovo modo di concepire i parchi eolici ispirato all’energy management utilizzato nei banchi di pesci. Che sono strutture intelligenti e razionali nelle quali ciascun individuo, nuotando, crea vortici che servono al successivo come forza di propulsione, diminuendo così la necessità di produrre energia in capo a tutto il banco. E lo stesso si fa per le turbine eoliche, che con uno sviluppo tubolare e non più “a stella”, vengono poste una di fianco all’altra in modo che ciascuna faccia da propulsore alla contigua, in un sistema che ne moltiplica l’efficienza per dieci.

I campi di applicazione tecnologica della biomimesi sono del resto innumerevoli: capacità di autorigenerazione, tolleranza, resistenza all’esposizione ambientale, idrorepellenza, autoassemblaggio. E le menti coinvolte tantissime, incluse quelle dei filosofi che della biomimetica stanno tracciando una vera e propria ontologia sulla scia del volume The Biomimicry Revolution del filosofo della Columbia University Henry Dicks: «I principi fondamentali del rapporto tra uomo e natura, nell’ottica biomimetica, sono tre» teorizza il pensatore, «emulazione, etica e riconnessione. Per condurre il genere umano a percepirsi in posizione non dominante ma organica nella piramide naturale».

Ambito di eletta applicazione biomimentica è certamente la robotica: Living Machines, la conferenza annuale più importante del segmento, quest’anno si tiene dal 10 al 13 luglio a Genova, promossa dall’Istituto Italiano di Tecnologia dove ha sede il dipartimento di Bioinspired soft robotics diretto da Barbara Mazzolai, non a caso di formazione biologa marina. «Così come si sviluppano umanoidi è importante anche sviluppare animaloidi, robot bioispirati capaci di adattarsi ad ambienti mutevoli e destrutturati» dice la studiosa, che cita anche il campo avveniristico di Bacteriobots, nanorobots pensati per emulare le strategie di movimento dei batteri all’interno del copro umano.

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