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La comunicazione come mezzo per arrivare anche a intelligenze lontane dalla Terra, e forse più in là. Per andare oltre le barriere del cosmo, perfino oltre quelle del tempo. Il linguaggio come relazione degli esseri con se stessi e con il compiersi del loro destino.
Sono pensieri complessi e alti, tanto da evocare nientemeno che Martin Heidegger, il filosofo che diceva che “il linguaggio è la casa dell’essere”. Sono loro a innervare i temi che prova a sviluppare Arrival, il film concettualmente più estremo realizzato da Hollywood negli anni recenti. Una pellicola acclamata dalla critica e premiata dal pubblico anche se, come succede per le opere di Stanley Kubrick, Christopher Nolan o David Lynch, non tutto è chiaro alla prima visione, ma forse nemmeno alla seconda, o alla terza. Lo testimoniano le discussioni, ancora in corso a quasi dieci anni dalla sua uscita nelle sale, nel 2016, su cosa sia veramente Arrival, peculiare storia di glottologia extra-terrestre che non smette di infiammare YouTube o le conversazioni fra amici.
Diretto dal canadese Denis Villeneuve, il film è l’adattamento di Story of Your Life, dello scrittore di fantascienza sino-americano Ted Chiang. Pubblicato la prima volta nel 1998, il racconto, che tratta, prima ancora che di extra-terrestri, di linguistica e determinismo, fece vincere a Chiang il premio Nebula, uno dei riconoscimenti più prestigiosi della narrativa di fantascienza.
Quello che sarebbe diventato lo sceneggiatore della trasposizione cinematografica, Eric Heisserer, un tizio che fino ad allora aveva scritto copioni per sequel e remake di film horror, perse subito la testa per le pagine di Chiang, che a suo avviso raccontavano una storia in modo non lineare esprimendo, al contempo, un’emotività di intensità rara. Particolarmente ispirato dal lavoro di Chiang, Heisserer ne scrisse un adattamento in quattr’e quattr’otto, ma dovette aspettare anni prima che a qualcuno interessasse. Finalmente, nel 2013, a contattarlo fu la 21 Laps Entertainment, la casa di produzione che qualche anno più tardi avrebbe riscosso un successo globale grazie a Stranger Things. Prima, però, avrebbe deciso di lavorare allo scritto di Heisserer affidandone la trasposizione cinematografica a un astro nascente della regia, Villeneuve.
Fra (più o meno accreditate) teorie linguistiche, improbabili somiglianze con anime comici e ben meno onorevoli precedenti, Arrival sarebbe diventato un film quasi unico nella storia del cinema, capace di raccontare la comunicazione e l’incontro con intelligenze extra-terrestri come mai fatto prima (e non ancora ripetuto).
Il nuovo episodio di AstroWired, il nostro podcast sulla relazione tra fantascienza e spazio, racconta proprio questo: lo sviluppo di un film dedicato alla comprensione – di civiltà extra-terrestri come del tempo – e la contemporaneità dei suoi temi. Lo fa grazie a Patrizia Caraveo, astrofisica, dirigente di ricerca all’Inaf, e nell’elenco delle esperte in area Stem del progetto “100 donne contro gli stereotipi per la Scienza”.
In studio Emilio Cozzi, alla produzione Livio Magnini e Banana Studios. Coordinamento di Luca Zorloni.
Qui tutte le puntate finora pubblicate nella seconda stagione e le otto della prima.
Buon ascolto. Per aspera ad astra.