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Il giorno in cui è arrivata la notizia della morte di Richard Benson, il 9 maggio del 2022, Gabriele Niola scriveva per Wired queste parole “Credevo che non sarebbe mai morto. Anche se la sua apparenza faceva pensare il contrario, ormai da anni. Era l’ultimo della sua razza e un esponente di una categoria nella quale esisteva solo lui”
Un personaggio rocambolesco e straordinario, performer intelligentissimo che ha avuto una doppia vita, quella legata alla scena underground romana negli anni ‘80 e ’90 e quella in cui divenne fenomeno di internet e recitò con Verdone in Maledetto il giorno che t’ho incontrato, amato da un pubblico che però non ne conosceva la vera natura.
Scriveva ancora Niola “Chiunque sia entrato in contatto con lui negli anni ‘80 e ‘90, nella sua fase di personaggio da tv regionale, ne ha rispetto e stima. E c’era da averne! È complicato spiegarlo a chi non c’era in quegli anni e lo ha conosciuto dopo, quando l’esplosione di fama dovuta ad internet l’ha reso personaggio nazionale, enfatizzandone l’aspetto clownesco. Aveva circa 50 anni quando la sua vita è cambiata per la quarta volta grazie al peer to peer e gli audio dei suoi spettacoli scambiati su eMule e poi anni dopo caricati su YouTube. Da lì in poi, negli ultimi 20 anni, è stata una picchiata senza fine. Più cresceva la fama più perdeva quello che un tempo l’aveva reso un re della musica, tremendamente locale ma come si ripete allo sfinimento oggi, così locale da essere globale. Di certo Benson è un personaggio impensabile adesso, pura mitologia romana e aspirazione mondiale, una delle ultime persone pubbliche delle quali il poco che si sa è tramandato a livello popolare e quindi ampiamente distorto, mentre le sparute certezze vengono dalla più in affidabile delle fonti: Benson stesso”.
Ora la storia di Richard Benson verrà raccontata in un documentario che arriverà nelle sale italiane. Dalle notizie ufficiali sappiamo che il lavoro su Benson –La vita è il nemico è iniziato nel 2016, in seguito alla richiesta di aiuto che il musicista ha avanzato a RepubblicaTv e si è sviluppato, per tutto il suo arco produttivo, come progetto indipendente. L’ideatore e regista Maurizio Scarcella, accompagnato da una piccola troupe, si è impegnato a seguire e filmare la vita quotidiana di Richard Benson e di sua moglie Ester Esposito, per un periodo complessivo di 18 mesi. In cui, in una fase successiva, si è alternata la realizzazione di interviste che creano la consistente rete di testimonianze e riflessioni che ricostruiscono la storia del chitarrista e interprete.