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Un potentissimo terremoto devastò gli Stati Uniti circa 1.100anni fa. A dimostrarlo è un nuovo studio svolto dai ricercatori dell’Università dell’Arizona, che analizzando gli anelli di alberi secolari è riuscito a ricostruire lo scenario apocalittico: scosse sismiche, frane, valanghe e persino uno tsunami dilaniarono il Pacifico nordoccidentale, esattamente l’area in cui si trovano le Puget Lowlans, nella parte occidentale dello Stato di Washington. La scoperta, appena pubblicata su Science Advances, dimostra inoltre che un potenziale evento potrebbe colpire nuovamente questa regione che oggi ospita oltre 4 milioni di persone, tra cui Seattle, Tacoma e Olympia.
Un super-terremoto o più sismi ravvicinati
A differenza della stragrande maggioranza dei terremoti che avvengono lungo una singola faglia, l’antico terremoto, che si è verificato intorno al 923 d.C., è stato il risultato della rottura di più faglie superficiali della regione. Ciò, quindi, avrebbe aumentato nettamente l’intensità della calamità producendo un unico sisma oppure una serie di terremoti che si sono susseguiti nel giro di poco tempo. I ricercatori, infatti, non sono riusciti a capire se le faglie si siano rotte nello stesso momento, generando un super-terremoto di magnitudo 7,8 (la stessa del terremoto in Turchia) o se ci sia stato un breve ritardo tra due terremoti leggermente più piccoli compresi tra 7,3 e 7,5.
Gli anelli degli alberi
Per riuscire a datare l’evento catastrofico i ricercatori si sono focalizzati sugli alberi, o meglio sui cosiddetti anelli di accrescimento. Sappiamo, infatti, che ogni anno che passa, gli alberi aggiungono un anello al proprio tronco e la loro larghezza è determinata dal clima in cui vivono. Da condizioni favorevoli, per esempio, si generano anelli più larghi, mentre da quelle sfavorevoli anelli più sottili. Poiché il clima varia di anno in anno, crea modelli specifici nel tempo come una sorta di codice a barre nella crescita degli alberi all’interno di una specifica regione. Per determinare quando sono morti gli alberi colpiti dal mega-terremoto, quindi, i ricercatori hanno analizzato alberi secolari intrappolati sott’acqua usando la datazione dendrocronologica.
La datazione al radiocarbonio
Non solo: “il nostro team è stato fortunato che ci sia stata una tempesta solare tra gli anni 774 e 775, che ha causato un improvviso picco globale di radiocarbonio”, ha aggiunto la co-autrice Charlotte Pearson. Come il clima, infatti, anche le fluttuazioni del radiocarbonio possono essere utilizzate per datare gli anelli degli alberi. “Abbiamo misurato il radiocarbonio negli anelli degli alberi colpiti dal terremoto per dimostrare che questo picco si è verificato proprio dove pensavamo che dovesse accadere”, ha aggiunto l’esperta, spiegando che questa analisi ha confermato in modo indipendente la data del terremoto.
Eventi catastrofici, ma rari
“Le prove ci hanno mostrato che questi alberi provenienti da tutta la regione sono morti insieme, e che questo è stato un evento collegato”, ha commentato Black. “È uno scenario molto diverso se abbiamo terremoti su queste faglie separati da 100 anni invece che da 100 ore. Dimostrando che le faglie possono rompersi in modo sincrono o in rapida successione abbiamo davvero cambiato la nostra comprensione del pericolo nella regione”. Sebbene i terremoti non siano una novità in questa regione, infatti, lo studio ha evidenziato come gli eventi su queste faglie superficiali siano collegate tra loro. Tuttavia, “i modelli di rischio regionali attualmente non riconoscono la possibilità di faglie collegate, ma dovrebbero”, continua l’esperto. Se le faglie si muovessero insieme, infatti, genererebbero un terremoto simile a quello del 1906 a San Francisco o quelli più recenti avvenuti per esempio in Turchia. Fortunatamente, ha concluso l’autore, “quanto più grande e grave è il terremoto, tanto meno frequente è. Quindi, anche se terremoti di queste dimensioni sarebbero devastanti per la regione, sono relativamente rari”.