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Dieci anni fa, il 3 ottobre 2013, 368 persone morirono a poche centinaia di metri dall’Isola dei Conigli, a Lampedusa. Le vittime erano migranti, per lo più dall’Etiopia e dall’Eritrea. Partiti dal porto di Misurata, in Libia, dopo quarantotto ore in mare videro all’orizzonte le luci dell’Italia, dell’Europa. Era notte e quindi, per attirare l’attenzione di chi si trovava sulla terra ferma o di altre imbarcazioni nei paraggi, l’equipaggio dell’imbarcazione decise di dare fuoco a un pezzo di stoffa (qualcuno parla di alcune coperte, qualcun altro di una maglietta). Data la presenza di benzina sul pavimento del peschereccio, però, presto si alzarono fiamme e fumo. I migranti iniziarono a gettarsi in mare e il loro spostamento improvviso causò il ribaltamento dell’imbarcazione. Il Post spiega che le prime vittime furono le persone che si trovavano nella stiva della barca. Molti altri, forse, morirono annegati perché non sapevano nuotare.
In totale, sul peschereccio c’erano circa cinquecento persone. Oltre ai 368 morti, venti corpi non sono mai stati ritrovati. Furono 155 i sopravvissuti, di cui 41 minori. Di queste persone, 47 vennero salvate da alcuni pescatori che, intorno alle sette di mattina del 3 ottobre 2013, si erano diretti a largo attirati dalle urla. Segnalarono più volte alla Capitaneria di porto la presenza di centinaia di naufraghi in acqua ma le autorità impiegarono più di un’ora per mobilitarsi. Per giorni si continuò a recuperare i corpi dal mare.
Dieci anni fa, davanti alle centinaia di bare allineate nell’hangar dell’aeroporto di Lampedusa, il governo allora guidato da Enrico Letta disse “mai più” a simili tragedie. Alle parole seguirono i fatti con l’inaugurazione dell’operazione Mare nostrum, capace di salvare, nel suo unico anno di attività, più di centomila persone. A pochi giorni dalla strage dei migranti del 3 ottobre 2013 le autorità arrestarono Khaled Bensalem, un uomo tunisino poi condannato a 18 anni di carcere per naufragio colposo e morte provocata come conseguenza di reato. Pena poi ridotta di un terzo per effetto del rito abbreviato, spiega Skytg24.
I numeri delle stragi
Per molto tempo la strage dell’Isola dei Conigli è stata una delle più gravi che si siano mai verificate nel mar Mediterraneo, diventato una delle rotte migratorie più pericolose al mondo. Il triste primato di Lampedusa è stato però battuto il 14 giugno 2023, quando il naufragio di un peschereccio a largo dell’isola di Pylos, in Grecia, ha provocato la morte di più di cinquecento persone. In dieci anni, nel Mar Mediterraneo almeno 28mila persone hanno perso la vita. Le vittime registrate dall’inizio del 2023 sono 2300.
Il governo non partecipa alla commemorazione
Il 3 ottobre 2016, a tre anni di distanza dalla tragedia di Lampedusa, con la legge 45 è stata istituita la Giornata della memoria e dell’accoglienza. Sul sito integrazionemigranti.gov.it, che porta il nome dei ministeri del Lavoro e delle Politiche sociali, dell’Interno e dell’Istruzione e del Merito, c’è scritto che la ricorrenza vuole “ricordare e commemorare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà”. Oggi, come ogni anniversario della tragedia, a Lampedusa si svolgono le cerimonie di commemorazione del Comitato 3 ottobre. Come scrive Avvenire, “ci saranno anche Oim, Unhcr e Unicef ma non il governo italiano. Quest’anno, per la prima volta, non sarà presente infatti alcun rappresentante del governo Meloni”.