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Il 7 ottobre l’attacco a sorpresa a opera di Hamas ha lasciato incredulo Israele e ha rappresentato una debacle gigantesca per l’intelligence di Gerusalemme, ma è sembrato un atto tanto clamoroso quanto irrazionale a molti osservatori. Mark Juergensmeyer, professore emerito di Global Studies a Berkeley e grande esperto di Medio Oriente, l’ha definito un “suicidio“. C’era un notevole divario di forza tra i militanti armati (forse sostenuti dall’Iran) di Gaza, una zona impoverita, e il formidabile apparato militare israeliano. Alla vigilia della reazione israeliana, la candidata repubblicana Nikky Haley ha esortato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a non avere pietà di Hamas, twittando: “Finiscili“.
In molti hanno fatto osservazioni simili dopo l’inizio della guerra in Ucraina, accusando il presidente russo Vladimir Putin di prendere decisioni illogiche e autodistruttive. L’assunzione alla base di queste affermazioni è che gli attori razionali iniziano le guerre solo se hanno buone probabilità di vincerle. Avviando una guerra destinata a distruggere tutti i palestinesi, si pensa che Hamas abbia dimostrato tutta la sua irrazionalità. Ma le sfide che Israele sta affrontando in queste ore potrebbero rivelare come le concezioni comuni di razionalità siano intuitive ma alla fine errate.
Le 4 opzioni:
Opzione 1: il blocco totale di Gaza
Le opzioni attualmente disponibili per Gerusalemme sono sostanzialmente quattro. La prima, quella che si sta già testando, è un blocco totale di Gaza. Un “assedio completo”, come definito da Israele, che comporta la sospensione dell’energia elettrica, del cibo, del carburante e dell’acqua. Questa misura è stata accompagnata, fin dalle prime ore di domenica, da pesanti attacchi aerei israeliani. Le immagini della Bbc mostrano strade deserte coperte dai detriti di edifici crollati. Si stima che più di 1.000 persone siano già morte in questa rappresaglia.
La Striscia di Gaza ospita complessivamente circa 2,3 milioni di persone, delle quali l’80% dipende principalmente dagli aiuti umanitari a causa delle ostilità in corso con Israele. Un prolungamento indefinito del blocco potrebbe causare una catastrofe civile di proporzioni bibliche, con un esodo di profughi verso l’Egitto (che condivide uno dei confini con Gaza) e peggiorare ulteriormente l’immagine internazionale di Israele.
Opzione 2: bombardamenti a pioggia
La seconda opzione è un bombardamento massiccio e prolungato, in attesa di un’eventuale operazione terrestre, una versione amplificata dell’Operazione Piombo fuso (una campagna militare lanciata dall’esercito israeliano contro Hamas nel 2008-9), mirata a una “demolizione controllata” della Striscia per prevenire future guerre nel prossimo futuro.