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Anche se a qualcuno potrà sembrare strano, non si tratta certo di una novità. La Tsmc ha rifornito Huawei fino all’ultimo momento possibile prima che entrassero in vigore le restrizioni degli Stati Uniti, aumentando anche il ritmo delle forniture prima che calasse il sipario. Nel 2021, Tsmc ha fornito alla cinese Oppo le tecnologie per lo sviluppo di chip a 3 nanometri, più avanzati rispetto a quelli a 5 o 4 nanometri che verranno sviluppati nei suoi impianti in costruzione in Arizona. Anche la SiEngine Technology, azienda di Wuhan specializzata nel design di chip dedicati all’automotive, utilizza prodotti targati Tsmc.
Il gigante del taiwanese Morris Chang, che da solo controlla oltre il 50% dello share globale del comparto di fabbricazione e assemblaggio, mantiene in attività una fonderia a Nanchino e ha deciso di interrompere le spedizioni di chip alla Tianjin phytium information technology – una delle entità cinesi che stanno sviluppando i cosiddetti “supercomputer” con possibili applicazioni anche in campo militare – solo dopo che le era stato intimato direttamente dall’amministrazione Biden.
Perché le aziende taiwanesi sostengono gli sforzi di Huawei
Perché le aziende taiwanesi non vogliono recidere questo cordone tecnologico? La prima risposta, scontata e semplice, è quella degli affari. Il peso delle esportazioni verso il mercato cinese è ancora fortissimo, nonostante le aziende taiwanesi siano sempre più ambite a livello internazionale. Ma la stessa Tsmc sa che progettare impianti altrove, nello specifico in occidente, non è del tutto redditizio. Persino in Arizona, in un duplice progetto dall’alto significato politico e strategico, si continuano ad accumulare ritardi e problemi gestionali, visto che i sindacati statunitensi si oppongono all’assunzione di ingegneri taiwanesi.
C’è poi anche un discorso politico, che il governo taiwanese non fa del tutto esplicitamente ma che ha ben presente. In assenza di dialogo tra i governi delle due sponde dello stretto di Formosa, i colossi tecnologici svolgono il ruolo di ambasciatori.
Qualche esempio? Nella primavera del 2021, durante un periodo in cui il successo iniziale di Taiwan nel contenimento del Covid-19 aveva causato un temporaneo rallentamento nella campagna di vaccinazione dell’isola, furono proprio Tsmc e Foxconn (uno dei principali fornitori di Apple e attiva con impianti giganteschi nella Repubblica Popolare) a sbloccare una pericolosa impasse, acquistando su indicazione del governo dieci milioni di dosi di vaccini Pfizer da Fosun pharma, azienda con sede a Shanghai che deteneva l’esclusiva per la distribuzione del siero anche su Taiwan.