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In tutta Europa e in Italia è tornata l’allerta terrorismo. L’esacerbarsi del conflitto tra Israele e Hamas ha ridato voce ai diversi gruppi fondamentalisti islamici che hanno già colpito l’Occidente in varie occasioni. Da Al Qaeda allo Stato Islamico, in molti hanno lanciato appelli alla mobilitazione dei fedeli. Nonostante le persone radicalizzate e davvero pericolose presenti sul suolo europeo siano poche e, in taluni casi, già note alle forze dell’ordine, gli attentati in Francia e a Bruxelles fanno temere il rischio di emulazione da parte di singoli e portato a un aumento della sorveglianza.
Come ha riferito il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in Italia non c’è un rischio concreto e immediato di attacchi terroristici. La stessa rassicurazione è stata rimarcata anche dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, riporta Agi. Tuttavia, già a partire dal giorno seguente all’attacco di Hamas contro Israele, avvenuto il 7 ottobre 2023, il capo della Polizia, Vittorio Pisani, ha diramato una circolare per rafforzare le attività di vigilanza in tutto il paese, ma in particolare nei luoghi più a rischio di attentato.
Pisani, in base a quanto si legge su La Stampa che ha pubblicato la circolare, ha ordinato di rafforzare il controllo del territorio, incrementare l’attività informativa, potenziare la presenza dell’esercito presso l’ambasciata israeliana e aumentare la sorveglianza degli obiettivi sensibili. Questi siti cambiano a seconda della tipologia di minaccia terroristica cui si deve far fronte, in questo caso il terrorismo fondamentalista islamico.
Gli obiettivi sensibili
Per questo, oltre agli aeroporti, agli stadi e altri luoghi ad altra concentrazione di persone, massima attenzione è stata data all’ambasciata israeliana in Italia, ai diversi quartieri ebraici presenti a Roma e in altre città, ai luoghi di culto, ai centri culturali, alle scuole e alle aziende che lavorano in Medio Oriente, come per esempio la compagnia aerea israeliana El Al. Roma è chiaramente il centro più caldo, con oltre 4mila obiettivi sensibili. Altre zone tenute sotto controllo sono Milano, che ospita la seconda comunità ebraica in Italia per numero di appartenenti dopo Roma, Torino, Firenze, Napoli e Trani, le due città con le più grandi comunità ebraiche del Sud Italia.
Per ora quindi, il livello di allerta terrorismo è ancora limitato all’implementare la sicurezza e le attività di monitoraggio, anche presso frontiere e carceri. Non è stato attivato alcuno stato di emergenza, ma i numeri di pronto intervento 112 e 118 sono stati potenziati per fronteggiare tempestivamente qualunque minaccia. È stata però allertata l’Aeronautica per prevenire possibili attacchi con droni, anche se ad oggi i velivoli autonomi non sono mai stati usati per attentati terroristici in Europa.
Il ruolo della Digos e del Nocs
Tutte le misure di prevenzione e contrasto al terrorismo in Italia sono elencate nel Piano nazionale di difesa civile e attuate dall’unità di Antiterrorismo del ministero dell’Interno. Sono poi due in particolare i reparti di polizia coinvolti, oltre l’esercito, cioè la Divisione investigazioni generali e operazioni speciali (Digos) e il Nucleo operativo centrale di sicurezza (Nocs). La Digos, come suggerisce il nome, si occupa di reperire informazioni e portare avanti indagini, operando sul campo non in divisa. La sezione antiterrorismo si occupa invece anche di attività repressive e della ricerca dei latitanti. Il Nocs è invece un reparto di assalto, che interviene quando la minaccia si è concretizzata in un attacco, quindi per neutralizzare gli attentatori o per liberare ostaggi.
L’allerta
Sono le operazioni sul campo della Digos che contribuiscono a individuare i livelli di allerta. Quello più basso, in base alle informazioni raccolte, indica una sostanziale tranquillità per la sicurezza. I livelli di allerta terrorismo aumentano e si modificano quindi in base ad avvenimenti o informazioni che possono arrivare dalla Digos, dai servizi segreti o dalla presenza di attentatori in paesi limitrofi. L’analisi di queste informazioni e di alcuni indicatori sono determinanti per l’innalzamento dei livelli di allerta, che vengono fatti salire fino a quando un territorio o un obiettivo non vengono reputati nuovamente messi in sicurezza.
Tra gli indicatori di rischio si trovano esplosioni con effetti limitati in luoghi pubblici, segnalazioni di oggetti e veicoli sospetti, presenza di sostanze gassose o polveri nell’aria, segnalazioni di odori insoliti provenienti da liquidi o sostanze nebulizzate, animali morti, indumenti o dispositivi di protezione individuale abbandonati. Per identificare il tipo di minaccia si fa riferimento poi al luogo in cui vengono trovati questi indicatori, come luoghi di culto o sedi governative.
Gli attacchi terroristici possono infatti essere di diversa natura e non tutti riconducibili alla stessa matrice. La classificazione standard usata dalle forze dell’ordine individua sei tipologie di minacce principali: esplosioni, minacce biologiche, minacce chimiche, esplosione nucleare, dispersione radiologica e cyber attacco. Ma oltre a queste sono individuati anche gli attacchi di “natura insolita”, come accoltellamenti, sparatorie e uso di auto per investire le persone.