martedì, Dicembre 10, 2024

Le alluvioni in Europa si possono prevedere imparando dal passato

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Gli eventi estremi, come le grandi alluvioni, stanno diventando sempre più frequenti, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici in corso. Ma non “abbastanza frequenti” da poter essere previsti con un sufficiente vantaggio temporale. Questo però è vero solo se limitiamo il monitoraggio entro i confini nazionali: secondo uno studio pubblicato su Nature Geoscience, infatti, circa il 95% delle grandi alluvioni registrate nel continente europeo negli ultimi vent’anni potevano essere previste studiando gli eventi osservati in precedenza in zone anche distanti fra loro, ma che presentano caratteristiche idrogeologiche simili.

Lo studio

Gli autori della ricerca hanno analizzato i dati, ottenuti da oltre 8 mila stazioni di misurazione sparse per tutta l’Europa e raccolti fra il 1810 e il 2021, relativi alla portata massima annuale dei fiumi europei. Dopodiché hanno individuato circa 500 bacini idrici per i quali sono state registrate grandi alluvioni a partire dal 1999, costruendo una sorta di “mappa per somiglianze” dal punto di vista idrogeologico.

Come anticipato, dai risultati delle analisi è emerso che la stragrande maggioranza delle grandi alluvioni registrate in Europa negli ultimi decenni erano, in linea di principio, prevedibili: “I nostri risultati dimostrano che mentre le alluvioni più estreme risultano scioccanti per le comunità locali, solitamente non sono inaspettate se estendiamo il punto di vista su scala continentale”, spiega Jamie Hannaford, co-autore dello studio, in una news dello Uk Centre fo Ecology and Hydrolgy.

Guardare oltre i confini

Un esempio che gli autori riportano è quello dell’alluvione che nel 2021 ha coinvolto Germania, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, e per il quale, stando alle analisi riportate nello studio, sono state riscontrate caratteristiche simili a quelle registrate per eventi precedenti che si sono verificati in Austria (2002) e nel Regno Unito (2009).

Nel Regno Unito – prosegue Hannaford – guardiamo già oltre i bacini idrici locali e consideriamo eventi in altre località quando stimiamo il rischio di alluvione, ma questo si limita ancora ai nostri confini. Un approccio su scala continentale potrebbe fornirci informazioni aggiuntive sulla nostra suscettibilità ad alluvioni estreme”. Questo, conclude il ricercatore, potrebbe chiaramente essere di grande aiuto per prevedere i possibili scenari futuri e, di conseguenza, mettere in atto misure adeguate per proteggere la popolazione e gli ecosistemi locali.

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