martedì, Dicembre 3, 2024

Stipendio più alto in base al costo della vita: cosa c'è nella proposta di legge della Lega

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Lo stipendio dei lavoratori, relativamente all’attribuzione dei trattamenti economici accessori, deve essere parametrato al costo della vita. È questa, come riporta il Corriere della Sera, l’ultima proposta della Lega, contenuta in un disegno di legge e annunciata il 9 novembre dal capogruppo al Senato del Carroccio Massimiliano Romeo.

In particolare, per il senatore tale indicatore dovrebbe essere utilizzato nella “contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale” accanto a quelli già previsti sia per i dipendenti pubblici, sia per quelli privati.

Ritornano le gabbie salariali?

La soluzione paventata dalla Lega ricalca in parte il modello delle gabbie salariali, che entrarono in vigore nel 1946 e furono cancellate nel 1969. Esse nel 1954 portarono a una suddivisione del paese in quattordici zone nelle quali si applicavano salari diversi in base a determinati parametri tra i quali figurava appunto il costo della vita.

A differenza di quanto accaduto allora, la proposta leghista non riguarda però l’intero stipendio dei lavoratori. “Il principio della parità retributiva non viene meno”, spiega Romeo, che invita però a considerare le “grandi città, nelle quali l’inflazione ha degli effetti differenti rispetto ad altre zone del nostro paese”. Per questo per il senatore si dovrebbe attribuire ai lavoratori “una somma differenziata in base al luogo in cui ha sede l’azienda, prevedendo per i datori di lavoro privati un credito d’imposta per coprire le spese sostenute”. Il tutto avendo ben presente ildiverso impatto che l’incremento dei costi dei beni essenziali ha sui cittadini, così come si evince dagli indici Istat”.

A giugno dello scorso anno, come sottolinea sempre il Corriere, un dibattito simile si era acceso sulla scala mobile, un altro strumento economico di contrasto alla diminuzione del potere d’acquisto, che indicizza automaticamente i salari in base agli aumenti dei costi di alcune merci introdotto in Italia nel 1945 per via di un accordo tra la Confederazione generale dell’industria e la Cgil. All’ipotesi si era subito detto contrario Giancarlo Giorgetti, all’epoca ministro dello Sviluppo economico del governo Draghi, oggi titolare del dicastero dell’Economia e delle finanze dell’esecutivo Meloni.

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