martedì, Dicembre 10, 2024

Dove nessuno guarda, la docuserie sul caso Elisa Claps: un femminicidio taciuto per 17 anni

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Nel marzo del 2010, dopo 17 anni, il cadavere di Elisa Claps viene scoperto nel sottotetto della chiesa potentina. La docuserie si sofferma su quel luogo attraverso immagini incredibili e inedite: si possono notare scritte sui muri risalenti alla guerra, mozziconi di sigaretta, un materasso sporco, centimetri di polvere rappresa e addensata da anni di incuria e poca igiene, e poi in un angolo, sotto una coltre di silenzio e omertà, il corpo di Elisa, coperto da poche tegole adagiate con dovizia da qualcuno che ha pensato che sarebbero bastate quelle per mettere a tacere la verità.

Il sottotetto era sotto la custodia del parroco Don Mimì Sabia (morto poco prima del ritrovamento), che aveva sempre mostrato una particolare reticenza sulla vicenda. Era lampante, era sotto gli occhi di tutti, soprattutto della famiglia. La famiglia di Elisa – il fratello Gildo e la madre Filomena Claps – insistono fin da subito con Polizia e Procura che Restivo era l’uomo su cui indagare. Non vengono ascoltati. Oggi, Danilo Restivo sta scontando la pena in Inghilterra con una condanna a 40 anni di carcere per l’omicidio di Heather Barnett, a cui si aggiunge la condanna in Italia a 30 anni in rito abbreviato per l’omicidio di Elisa Claps. Le domande senza risposta sono ancora tante, una fra queste il mistero su chi, all’interno della chiesa, lo abbia aiutato.

La docuserie è un prodotto prezioso che mette tutte le carte sul tavolo, attraverso materiale video mai diffuso, documenti processuali accessibili, ma che nessuno fino a oggi aveva mai richiesto e ottenuto, fra cui l’ultimo video inedito della vittima in vita, testimonianze e immagini dell’assassino mai diffuse integralmente. Oltre a esplorare la mente dell’omicida e il suo passato, Trincia racconta tutta la storia, cercando di far conoscere anche chi era Elisa Claps nella sua quotidianità, nonché la straordinaria forza e determinazione con cui la sua famiglia ha affrontato l’accaduto, senza mai smettere di cercare la verità.

“È stato un viaggio incredibile in due città, Potenza e Bournemouth, in una saga che sembra non finire mai, piena di dettagli, di colpi di scena, di sviste inaccettabili. È anche stato un viaggio nel dolore di una famiglia perbene, la famiglia Claps, che dopo 30 anni è ancora alle prese con questa storia e con la riapertura della chiesa dove la loro figlia e sorella è stata uccisa e nascosta”, spiega Trincia.

Un femminicidio taciuto per 17 anni

La chiesa della Santissima Trinità ha riaperto ufficialmente nel 2023. La responsabilità ecclesiale non è mai stata risolta, né mai presa in carico. In una nota diffusa tramite fonti stampa, Mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo di Potenza, ha tenuto a precisare che: “Alla Chiesa non può essere addebitato alcun comportamento omissivo od omertoso” e che “La Chiesa non ha avuto alcun ‘ruolo’ che possa indurre a formulare accuse o ad assumersi la responsabilità morale”.

Ogni qual volta viene commesso un femminicidio, quella morte non ci dice che è morta una donna, ci dice perché è morta una donna. E ci dice che la responsabilità, “morale”, non svincola dal contesto. E ci dice anche tutto quello che femminicida è. È femminicida credere che Restivo fosse innamorato di Elisa Claps, è femminicida l’assenza dello Stato nella chiesa della santissima trinità, è femminicida il lunghissimo silenzio durato 17 anni, è femminicida il processo di controllo e negazione di qualsiasi coinvolgimento che la Chiesa continua a portare avanti da decenni. È femminicida non considerare il femminicidio come un fenomeno culturale da disincarnare e scardinare.

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