sabato, Dicembre 2, 2023

Intelligenza artificiale, ora può anche cercare lavoro per voi mentre dormite

Must Read

Questo articolo è stato pubblicato da questo sito

A luglio Julian Joseph è stato una delle ultime vittime dei grandi licenziamenti che hanno interessato l’industria tecnologica negli ultimi mesi. Dopo aver perso il lavoro per la seconda volta in due anni, l’ingegnere informatico temeva di dover passare altri mesi piegato sul suo portatile a rispondere agli annunci di lavoro, senza essere mai considerato.

È allora che Joseph, specializzato nell’automazione sull’interfaccia utente, ha pensato che qualcuno aveva sicuramente già automatizzato lo sgradevole compito. Cercando online si è imbattuto in un’azienda chiamata LazyApply, che mette a disposizione dei suoi utenti un bot bastato sull’intelligenza artificiale chiamato Job Gpt, e promette di rispondere automaticamente a migliaia di offerte di lavorocon un solo clic“. Tutto ciò che le persone in cerca di impiego devono fare è fornire al bot alcune informazioni di base sulle competenze di cui sono in possesso, le esperienze che hanno maturato e la posizione che desiderano ricoprire.

E così, dopo aver pagato 250 dollari per un piano illimitato e aver installato l’estensione di LazyApply per Chrome, Joseph ha visto il bot esaminare gli annunci di lavoro pubblicati su siti come LinkedIn e Indeed, individuando quelli che più corrispondevano ai suoi criteri. Non contento, una sera ha deciso di installare l’applicazione anche sul portatile del suo fidanzato, e poi è andato a dormire lasciando che i due computer setacciassero le offerte. Al suo risveglio il mattino seguente, il bot aveva risposto a quasi mille annunci di lavoro per suo conto.

Ma Job Gpt si è rivelato tutt’altro che perfetto. Dopo aver risposto a circa cinquemila offerte, Joseph ha ottenuto soltanto per una ventina colloqui, il che corrisponde a una percentuale di successo dello 0.5%. Un tasso davvero terribile se si considera che l’ingegnere era riuscito a fissare 20 colloqui compilando a mano tra le 200 e le 300 candidature. Considerato però il tempo che il bot gli ha permesso di risparmiare, Joseph ha comunque ritenuto che valesse la pena utilizzare il servizio di Lazzy Apply.

D’altronde, le persone in cerca di lavoro non faticheranno a comprendere come mai l’ingegnere sia rimasto colpito dal fascino dell’automatizzazione delle candidature. Passare attraverso diversi sistemi di tracciamento delle candidature per reinserire sempre le stesse informazioni, sapendo che è probabile che un algoritmo vi respinga o vi ignori, è una faticaccia. “Il fatto che questo strumento esista suggerisce che qualcosa non funziona nel processo di candidatura – afferma Joseph –. Lo vedo come un modo per riprendersi un po’ del potere che è stato ceduto alle aziende nel corso degli anni“.

I servizi e le opinioni dei recruiter

I recruiter non sono poi così entusiasti all’idea che dei bot assedino i portali per le candidature. Quando Christine Nichlos, amministratore delegato della società di talent acquisition People Science, ha informato i suoi collaboratori dell’esistenza di questi strumenti, la notizia ha suscitato un lamento generale. Il motivo? A quanto pare, i professionisti che lavorano nel campo vedono l’uso dell’intelligenza artificiale da parte di un candidato come un segno del suo disinteresse nei confronti di un lavoro: “È come chiedere di uscire a tutte le donne in un locale, indipendentemente da chi siano“, ha dichiarato il recruiting manager di un’azienda Fortune 500 che ha chiesto di rimanere anonimo.

- Advertisement -spot_img
- Advertisement -spot_img
Latest News

Satelliti, la prima costellazione privata made in Italy

L’Italia si fa spazio nello Spazio. È iniziata l’avventura di Apogeo Space, la startup bresciana che vuole realizzare la...
- Advertisement -spot_img

More Articles Like This

- Advertisement -spot_img